1. Il cliente (prima parte)


    Data: 18/11/2020, Categorie: Trans Autore: stefylegs69, Fonte: Annunci69

    ... sfiorarlo.
    
    Notavo la mia faccia riflessa sullo specchio sempre più eccitata e sconvolta… quando all’improvviso si aprì la porta dell’ufficio che evidentemente non avevo chiuso a chiave ed entrò il mio cliente, senza neppure suonare il campanello.
    
    Pur davanti a tale scena, con fare frettoloso mi disse: “signorina, il dottore è uscito? Ho lasciato prima dei documenti che devo assolutamente far vedere al commercialista che mi sta aspettando, li avevo lasciati al suo capo, è uscito o è ancora nella sua stanza?” .
    
    Cazzo, non mi aveva riconosciuto assolutamente e pensava fossi la mia segretaria !!!
    
    Restando impietrita sulla sedia, cercando di ricompormi dalla posizione sguaiata in cui mi aveva visto, gli dissi con un filo di voce roca che poteva andare a prenderli e che il capo era uscito.
    
    Lui si imbucò nella mia stanza, prese alcune carte che mi aveva lasciato, e frettolosamente uscì, non senza lanciarmi un’occhiata molto esplicita e dicendomi: “signorina, se vuole raggiungermi alla trattoria toscana “Da Pietro”, che è qui dietro l’angolo, fra un’oretta, la invito a cena; disdica pure l’appuntamento che avevo preso con il suo capo. Io sarò comunque lì per cena”.
    
    Uscì trafelato sbattendo la porta.
    
    Ci misi molto poco a riprendermi, perché l’idea di uscire a cena con lui en femme e magari di farmi scopare mi aveva invaso il corpo e la mente.
    
    Avevo un’ora di tempo per riacquistare un aspetto accettabile per uscire , quindi estrassi dal frigo bar una ...
    ... bottiglia di champagne e me ne assaporai alcune flutes per rilassarmi.
    
    Rifinii il trucco, indossai la mia bigiotteria preferita e mi spruzzai una buona dose di profumo addosso: ero pronta ad uscire, nella certezza che anche se avessi incontrato qualcuno nel palazzo o in ascensore, mai e poi mai mi avrebbe riconosciuta.
    
    Ero anche certissima che nella trattoria ove il cliente mi aveva dato appuntamento non mi avrebbero mai sgamata, pur essendo avventore quasi quotidiano per l’ora di pranzo.
    
    Uscita dal portone senza aver incontrato nessuno, mi avviai a piedi verso il ristorante , che distava circa duecento metri, con passo insolitamente sicuro nonostante il tacco 12 ed il marciapiede in ciotolato , fumando una delle mie sigarette Cartier (la marca che fumavo da femmina, quelle con il filtro bianco di seta).
    
    Incrociai diversi maschi lungo il percorso che mi guardarono insistentemente ed ai quali sorrisi senza ritegno.
    
    Entrai nel ristorante salutando il titolare e facendogli anche l’occhiolino, e modulando la mia voce da femmina chiesi se fosse arrivato il mio cliente facendone il cognome; il trattore, spogliandomi con lo sguardo, mi rispose che c’era un tavolo per due prenotato a quel nome ma che il cliente non era ancora arrivato, invitandomi comunque a prendere posto nell’attesa.
    
    Entrai in sala sculettando e mi accomodai al tavolo che mi era stato indicato.
    
    Il locale era abbastanza pieno e la mia presenza era stata notata da tutti i maschi , accompagnati e ...