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Clitoride maschile.
Data: 26/11/2020, Categorie: Gay / Bisex Autore: Gianmy
Ero ad una festa a casa dalla mia amica Ornella, unica con cui ho mantenuto i rapporti finito il liceo. Ornella, come me, aveva 24 anni, ed eravamo tra i più vecchi alla festa. Stavamo bevendo vodka, ascoltando musica da una playlist di Spotify, chiacchierando su cazzate pseudo intellettuali... Insomma, le solite cose di una festa in appartamento. Quando è arrivato un ragazzo che non avevo mai visto prima. Se lo avessi visto prima, ma ne sarei ricordato. Alto un metro e ottanta, con i capelli biondi leggermente ricci, indossava una maglietta bianca aderente che faticava a contenere i suoi pettorali e bicipiti. Appena arrivato, ha attirato tutta l’attenzione su di se. Non era solo attraente, ma aveva anche una di quelle personalità energiche che fa colpo alle feste. Si sedette su un divano e non si mosse, coinvolgendo le persone in varie conversazioni, mentre altri gli portavano da bere ogni tanto. Per la decima volta quella notte, alzai gli occhi per vedere i suoi intensi occhi verdi che mi trafiggevano. Ha mantenuto lo sguardo per un secondo prima di tornare alla sua conversazione. Ogni volta che lo faceva mi sentivo più eccitato, più accaldato e più confuso. Era come se potesse sentire il battito del mio cuore ogni volta che mi guardava. «Chi è quel tipo?» chiesi ad Ornella, dato che li avevo visti salutarsi poco prima, cercando di sembrare disinvolto. «Oh, si chiama Federico. È il figlio dei vicini. È a scuola con mio fratello. Dovrebbero essere appena ...
... tornati da una partita di calcio.» «Ah, okay.» Andai in bagno a spruzzarmi dell'acqua fredda sul viso. Alzai lo sguardo per vedere il mio riflesso nello specchio sopra il lavandino. Capelli castani corti e occhi grigi che mi fissavano furono tutto ciò che vidi. Il mio nome è Diego, a proposito. Tuttavia, continuavo a pensare a Federico: le sue lentiggini chiare e gli zigomi alti e definiti... Arrossì di nuovo, quasi sentendo l'acqua evaporare dal mio viso. Ritornando al soggiorno, vidi che era passata la mezzanotte. Le persone stavano raccogliendo le loro cose e porgendo i loro saluti. Vedendomi prendere il mio cappotto, accartocciato sul divano dove era seduto, mi ha parlato. «Ciao» disse, la sua voce da scuola privata e la sua sicurezza mi fecero rabbrividire dall’eccitazione, «Senti... Io vivo nella porta accanto e i miei genitori sono via. Vuoi venire?» Rabbrividii nel sentirlo dire “venire”. «Uhm...» cercai di prendere tempo, facendo uscire tutta la mia timidezza. «Puoi fermarti da me, se vuoi.» Ho provato a pensare a una scusa: ma era così attraente e persuasivo, ed ero così curioso di sapere perché invitare proprio me dopo una festa in cui tutti avevano attenzioni solo per lui... Ho fatto un cenno di assenso con la testa. «Fantastico» disse «Prendi le tue cose.» Così ho preso le mie cose, ho fatto i miei saluti e cinque minuti dopo stavamo salendo le scale verso la casa dei suoi genitori. Mi ha portato nel salotto. Indicò uno dei divani e mi ...