1. Un bel culo


    Data: 10/03/2021, Categorie: Prime Esperienze Autore: Abidibbi

    ... nelle ultime ore, rendeva poco credibile anche a lei una tardiva ritrosia. Così la mano era tornata alla sua coscia, lei l’aveva lasciata vagare quanto bastava, poi l’aveva scostata di nuovo. Finì che lui si controrse fino a posare le sue labbra sulle sue, e iniziò un lungo bacio sempre più profondo, che lei interruppe per dirgli di non spingersi troppo il là con le mani, ma poi riprese, perché le piaceva, e poi interruppe di nuovo, perché il ragazzo ormai non stava più nella pelle. Allora lei pensò che se lui fosse venuto forse si sarebbe calmato, almeno per un pò. Nel buio si chinò verso di lui e infilandosi una mano sotto la gonna, stringendo sotto lo slip il grosso clitoride fra il pollice e l’indice. Era eccitata, cercò un pò più giù, trovò un laghetto, tornò al clitoride, strinse ancora un poco, e sentì il l'orgasmo risalirle in gola, mentre avvicinava la bocca all’orecchio di lui. Strinse più forse e il verso nacque improvvisamente dalle sue corde vocali come le altre volte: inaspettato, incredibile; selvaggio. Al sentirlo lui ebbe un soprassalto, aprì la bocca e strabuzzò gli occhi in modo inequivocabile, mentre lei contemplava il risultato delle sue attenzioni e veniva sua volta, piano, appoggiandosi al corpo di lui e senza che nessuno dei compagni di viaggio, nell’oscurità, si accorgesse di alcunché. Dieci minuti dopo il giovane aveva ripreso forza, ma lei aveva iniziato a maltrattarlo cercando argomenti che gli facessero passare la nuova erezione. Si sentiva un ...
    ... po’ come immaginava dovesse sentirsi un maschio quando ha appena posseduto una donna che in lui provoca ecitazione sessuale e niente altro. “Forse sono un po’ maschio”, si diceva pensando anche al suo clitoride decisamente grosso. Si buttò da un lato e fece l’atto di dormire, pur pensando che non ci sarebbe riuscita e lasciando la mano di lui farsi strada e prendere possesso della sua meraviglia vivente. Poi si addormentarono entrambi, lei covando come una chioccia la mano dello studentello domato.
    
    Dimitri era un operaio ucraino che faceva lavori occasionali per imprese edili e volteggiava come una grossa scimmia sul ponteggio che fasciava la casa dirimpetto. Lei aveva pochi dubbi che quei volteggiamenti le fossero indirizzati, come una danza di corteggiamento. Sapeva che dal ponteggio lui poteva vederla in cucina e a modo suo rispondeva, roteando con maestria attorno le natiche come ormai aveva imparato. Lui le faceva saluti con la mano e quando passava davanti alla finestra dove lei tagliava le sue cipolle salutava sempre con molta cortesia. Uno strano essere, quel russo. Aveva modi fuori atmosfera, che pareva aver appreso in un'altra vita, che a lei sarebbe piaciuto immaginare in un contesto del tutto diverso da quello della Romania socialista negli anni '60, che lei immaginava terribilmente deprimente, dopo aver letto alcuni giornali che raccontavano di bambini abbandonati e di minatori morti in miniera. La rigidità dei suoi modi faceva uno strano contrasto con l'agilità ...
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