1. Ciò che dice la gente


    Data: 24/03/2021, Categorie: Trans Autore: amoreandrogino, Fonte: Annunci69

    “Che disgrazia” commentavano tutti mentre partivo per il Servizio militare. Scene da film, alla stazione: mia madre che piangeva sulla spalla di mia moglie come se andassi al patibolo mentre mio padre cercava di consolarla dicendo che per me, dato il mio carattere troppo debole, poteva essere un’esperienza utile, altri familiari e amici sembrava seguissero un corteo funebre e, dietro a tutti, mio zio avvocato che fumava dal naso perché non era riuscito a farmi avere l’esenzione dal servizio militare, nonostante tutte le conoscenze che aveva in Tribunale. Ma per tutti quelli che mi avevano accompagnato al treno, la vera sciagura non era tanto quella di dover partire per la naia, quanto quella di partire di martedì. Né di venere né di marte non si sposa e non si parte, né si dà principio all’arte!
    
    A quel tempo c’era ancora la leva obbligatoria e poco importava che la mia domanda di esonero non fosse stata accolta giacché la dispensa veniva accordata solo ai maschi sposati che avevano almeno un figlio – e a noi figli non ne erano venuti ancora -, la vera disgrazia era che la cartolina del precetto imponeva di partire quel dato giorno, e quel giorno era appunto martedì: ne sarebbero venute certo le peggiori sventure perché i detti popolari non possono sbagliare! Tutto il resto erano dettagli marginali: il timore di perdere il posto in Banca ma anche il fatto che mia moglie dovesse restar sola per più di un anno, perché la mia famiglia avrebbe provveduto al suo sostentamento e ...
    ... non le sarebbe mancato nulla. (Per ciò che non era il sostentamento materiale, tutti si erano accorti che c’era qualcosa che non andava tra noi, sebbene nessuno avesse osato chiedere nulla e nessuno pensava di dover intervenire: come si dice, tra moglie e marito non mettere il dito!)
    
    Si è ben capito che io vivevo in una comunità dalla mentalità ristretta: regole precise che non potevano essere trasgredite perché tutto era stabilito dalla tradizione. Si faceva così perché si era sempre fatto così.
    
    Una delle regole principali era quella che i maschi, anche se fanno sempre comunella tra loro, al bar o sul lavoro parlando di sport e di politica, prima o poi si devono sposare. Il termine single non esisteva! L’uomo poteva fare lo scapolone, senza cappio, fino a quarant’anni, ma questa era la tipica eccezione che conferma la regola e le ragazze, se non si sposavano, restavano “signorine” anche a ottant’anni: zitella o nubile che, come spiegava mio zio, viene dal latino “nubenda” che significa “che si deve sposare”! L’usanza, da noi era quella di sposarsi abbastanza presto, a meno che non si frequentasse l’università e si doveva prima da prendere la laurea. Matrimoni precoci, quasi sempre, anche perché senza passare prima dal Prete, non c’era niente da fare con le ragazze e, se si riusciva a fare qualcosa nonostante gli occhiuti controlli di padri e fratelli, poi si doveva andare di corsa dal Prete per “riparare”.
    
    Io mi ero sposato a ventun anni, completamente vergine, con ...
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