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    Data: 21/05/2021, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Lucido De Lirio

    L'orologio interno di Elena l'avvisò che era ora di alzarsi. Controllò per scrupolo ma sapeva di non sbagliarsi: le sei in punto. Silenziosamente scivolò fuori dal letto: il Padrone dormiva e non doveva svegliarlo. Dormiva profondamente, era sicura di averlo soddisfatto pienamente. Lui non mostrava mai soddisfazione per le prestazioni a letto della schiava, ma stavolta lei ne era più che certa: lo sentiva. Andò in cucina, dove le era concesso consumare una frugale colazione (due fette di pane ed un bicchiere d'acqua), poi in bagno ad espletare i bisogni mattutini e lavarsi. Infine nel suo camerino per riporre la biancheria da notte ed indossare l'abitino per prendere servizio come cameriera. Il tempo di preparare la colazione al Padrone e quindi si recò in camera a svegliarlo: «Buongiorno, Padrone, sono le sei e mezza: la colazione è pronta. La desidera a letto o la servo in sala?» – «Va bene in sala» rispose e si alzò a sedere sul letto. Lesta, Elena s'inginocchiò, raccolse le pantofole sotto il letto e gliele infilò ai piedi; attese in ginocchio che Lui si alzasse per seguirlo in sala e servirgli la colazione. Da sei mesi era sua schiava; inizialmente segretaria nel suo studio, poi amante, cameriera, autista ed infine completamente sottomessa e posseduta 24 ore su 24. Dopo la colazione lo accompagnò in bagno per lavarlo, raderlo e poi vestirlo. Quando Lui fu pronto si sedette davanti alla TV, lei gli accese un sigaro e glielo porse. «Prepara l'Audi, oggi andiamo al villino ...
    ... in collina». Elena andò nel camerino, tolse l'abito da cameriera, indossò la divisa da autista e scese in garage per preparare la macchina. La portò davanti all'ingresso, poi attese in piedi vicino alla portiera posteriore, con la mano sulla maniglia, pronta ad aprirla. Con il sole o con la pioggia, con la grandine o la neve, questo era il suo compito: attendere. Stavolta se la cavò con una decina di minuti, e senza pioggia. Dopo che fu entrato, lei richiuse la porta, prese posto al volante e partì. Il villino in collina era il luogo dove Elena, in quanto schiava, veniva sottoposta alle sedute giornaliere di torture, sevizie, costrizioni ed umiliazioni. Tutti i giorni la seduta aveva luogo dopo il lavoro in studio e quello domestico. Ma la domenica le era riservata l'intera giornata: dalle otto del mattino fino a notte fonda il suo corpo sarebbe stato alla mercé del Padrone, ininterrottamente: nessuna pausa le veniva concessa. A volte tornava a casa all'alba del lunedì, straziata e dolorante, giusto in tempo per cambiarsi e presentarsi al lavoro. Sapeva già cosa fare: quando furono in cantina cominciò a spogliarsi, piegando e sistemando con cura gli abiti su una sedia. Quando fu completamente nuda andò ad inginocchiarsi davanti al Padrone. «Padrone, la tua schiava è pronta a ricevere tutto quello che ti farà piacere offrirle». La classica formula con cui doveva dichiararsi pronta alle torture. «Oggi sarà diverso. Con oggi fanno sei mesi in cui hai seguito il percorso che ti ...
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