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    Data: 21/05/2021, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Lucido De Lirio

    ... prese le testa e gliela rimise dritta, con quel sorriso e quegli occhi ancora aperti sembrava che stesse, come tante altre volte, immobile a sua disposizione. Quante volte l'aveva vista immobile come ora su quel tavolo, in attesa di subire da Lui chissà quali dolorosi tormenti, anche ora era lì immobile, ma Lui non l'avrebbe più tormentata. Non ce n'era più bisogno, lei gli aveva confermato che era tutta sua, solo e per sempre sua. E così l'avrebbe conservata. Dolce e sorridente, sua. Attese un'oretta che il sangue si raffreddasse e poi sfilò il pugnale dal petto di Elena. Un fiotto scorse sul fianco e si allargò sul tavolo. Lo asciugò. Poi lavò la ferita e ne ricompose i lembi. In fondo alla cantina c'era una porta, Elena l'aveva sempre vista chiusa, non aveva mai saputo né chiesto dove portasse, ora ci sarebbe entrata, per sempre. Era il suo sepolcro. Lui l'aprì ed andò a prendervi un lungo carrello sul quale depose Elena. Spinse il carrello oltre la porta e lo pose al centro della stanza. La stanza era raffrescata da un impianto che manteneva la temperatura a circa 4 gradi. Prese poi un sacco di cellophane trasparente e vi infilò con cura Elena. Lo richiuse con cura ermeticamente e collegò una pompa a vuoto alla valvola che lo chiudeva. Accese la pompa che in pochi attimi estrasse tutta ...
    ... l'aria dal sacchetto facendolo aderire come una pelle ad Elena. Durante l'estrazione ebbe cura di evitare che si formassero grinze sul volto e, quando fu certo di aver estratto tutta l'aria spense la pompa e chiuse la valvola con cura. Elena era ora confezionata sotto vuoto, pronta per essere conservata a tempo indefinito. Spinse il carrello verso la parete di fondo dove c'era una enorme cassettiera, i cui cassetti ricordavano quelli degli obitori. Si avvicinò al quinto cassetto della fila più bassa, sull'anta c'era già una targhetta col nome "Elena" lo aprì, vi adagiò Elena dentro, rimase qualche minuto a guardarla ripensando a qualche ricordo di lei e dei sei mesi di schiavitù, poi lo richiuse. Tornando verso sinistra, si accostò al primo cassetto. Il nome sulla targhetta era "Adele", lo aprì. Conteneva Adele, anche lei con la stessa ferita sul petto e confezionata sotto vuoto e anche lei sorridente come Elena. Anche a lei dedicò qualche attimo di ricordo, poi passò avanti. "Barbara"; tutto uguale, "Carla" lo stesso, con l'unica differenza che Carla era completamente calva. Infine "Deborah", come le altre. Ripassando davanti ad Elena le dedicò un ultimo pensiero, poi guardando l'orologio pensò «Devo sbrigarmi, sono le cinque, e alle otto Federica sarà allo studio per il posto di segretaria. 
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