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    Data: 21/05/2021, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Lucido De Lirio

    ... ho riservato. Stasera il percorso finirà ed il tuo stato cambierà. Oggi devi prepararti al cambiamento con una giornata di penitenza e riflessione. Costrizione e dolore ti aiuteranno a riflettere. Devi provvedere da sola a renderti immobile e infliggerti dolore per riflettere. Io tornerò stasera.» Detto questo si girò e se ne andò senza concederle replica. Era stato chiaro: doveva provvedere da sola. Non pensò neanche per un attimo di approfittarne, magari concedendosi qualche ora di riposo; non tanto perché Lui sarebbe potuto tornare a sorpresa a controllarla. Non era per la paura, era convinta di doverlo fare e farlo bene! La cantina era la classica sala delle torture: un tavolo di marmo, un altro di legno con svariati strumenti, anelli alle pareti, al soffitto ed al pavimento, cavalletti, corde, croci ecc. Si avvicinò al tavolo con gli strumenti, li studiò per qualche attimo e poi cominciò. Con una corda si legò strette le caviglie e poi vi legò un altro pezzo creando un occhiello, poi prese uno "stretcher" per capezzoli: in pratica un meccanismo per agganciare gli anelli che aveva infilati ai capezzoli e tenerli in trazione mediante un pomello filettato che premeva una piastra sullo sterno. Lo tese fino a quando l'allungamento dei capezzoli le provocò il massimo dolore che riteneva di poter sopportare. A quel punto, diede un extra: un ulteriore giro al pomello rese il dolore insopportabile: si lasciò andare in un flebile lamento. La stessa cosa fece col divaricatore che ...
    ... si infilò in bocca: allargato alla massima apertura che riuscì, con un doloroso sforzo gli fece fare un ulteriore scatto. Prese allora uno stimolatore elettrico da infilare nella fica. Lo accese e regolò per una scarica ogni 10 secondi. Poi lo infilò nella vagina e regolò la manopola dell'intensità delle scariche. LOW, MEDIUM, HIGH significavano più o meno stimolo piacevole, stimolo fastidioso, stimolo doloroso. Anche con questo raggiunse l'intensità che le provocava il massimo dolore sopportabile e poi diede uno scatto extra. Lo spinse in fondo nella vagina che poi chiuse con un pezzo di spesso nastro adesivo. Ogni dieci secondi la scossa le dava una dolorosa fitta all'interno che per reazione le faceva contrarre tutti i muscoli. Aumentando gli spasmi anche dei capezzoli e della mascella. Ora doveva immobilizzarsi in modo da non poter in nessun caso liberarsi da sola ma dover per forza attendere il Padrone. Indossò un collare di cuoio al quale fissò una coppia di manette che serrò ben stretto intorno al collo, facendo capitare le manette dietro le spalle. Si afferrò ad una sbarra che attraversava la cantina a circa due metri d'altezza, alla quale erano fissati numerosi ganci, e con qualche sforzo riuscì ad agganciare ad uno di essi l'occhiello di corda delle caviglie. Solo quando fu appesa a testa in giù, torcendo le braccia dietro la schiena in posizione innaturale, infilò i polsi nelle manette e le fece scattare. Dolore, costrizione e riflessione: questo le aveva ordinato ...
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