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Data: 21/05/2021, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Lucido De Lirio
... il Padrone e questo si era inflitta. La giornata sarebbe stata lunga, lo sapeva benissimo. Aveva tanto, ma tanto tempo per soffrire e riflettere. Il Padrone si presentò infatti verso mezzanotte: in quei sei mesi di torture si era abituata anche a valutare lo scorrere del tempo. Il tormento era giunto ormai al limite, le dolorose scosse ritmate e i conseguenti spasmi la stavano straziando, era sfinita, certa di non poter resistere ancora per molto, ma determinata a stare lì fin quando a Lui sarebbe piaciuto. Le si avvicinò e le girò intorno studiandola con voluta lentezza, Se da sola aveva sofferto in silenzio, la sua presenza ora le sembrava far accrescere il dolore e non riuscì più a trattenere lamenti e lacrime. A Lui piaceva vederla e sentirla piangere, gli dava la misura del dolore che lei provava e sapeva che non fingeva: non l'avrebbe mai fatto, solo pianto vero per dolore vero. Le aprì il nastro sulla fica, osservò lo stimolatore e portò entrambe le manopole al massimo: massima intensità, una scossa al secondo. Fu presa dalle convulsioni, si dibatteva urlando e piangendo, per di più Lui provvide anche a dare un paio di giri al pomello di trazione dei capezzoli e, aiutandosi con entrambe le mani, le aprì ancora di più la bocca. Tremava e si contorceva sempre più dolorosamente, i lamenti ora erano urla disumane, poteva solo urlare, non riuscendo ad articolare nessun suono con la bocca così aperta. «Non nego che ti sia messa d'impegno ma, come vedi, ti eri tenuta ben ...
... lontana da ciò che volevo» Tra una convulsione e l'altra cercò di annuire «Ih, ih!» ora sbavava anche e dalla bocca le colava nel naso e negli occhi mischiandosi alle lacrime. «Te ne rendi conto, vedo. Hai anche dimenticato qualcosa......questo!» Disse Lui, raccogliendo le mutandine dalla sedia, le appallottolò e gliele infilò in bocca. «E questo!» aggiunse prendendo poi una pinzetta dal tavolo e chiudendole il naso. La stava soffocando, ma non del tutto: aveva infatti fatto sì che le mutandine non le chiudessero completamente la bocca ma lasciassero passare, seppure con grandi sforzi, un filo d'aria. Si allontanò di qualche passo e la lasciò per qualche minuto in preda a quello strazio. «Ora va quasi bene…. ma dobbiamo recuperare tutto il dolore che non ti sei saputa infliggere nella giornata». Prese dal tavolo una frusta e cominciò a colpirla con una violenza che lei non ricordava di aver mai saggiato. Colpiva alla cieca, dove capitava, e lei oltre a torcersi cominciò anche a dondolare sotto i colpi. Quando si rese conto che non c'era più un solo lembo della sua pelle che non fosse stato colpito più di una volta e che tutto il suo corpo era uniformemente rosso acceso, si fermò, la osservò ancora fino a che il dondolio si arrestò e lei rimase a pendere inerte, incapace ormai di reagire al dolore, se non con un prolungato e straziante lamento. «Sapevi che intendevo questo dicendo dolore e costrizione, vero?» «Ihhh, Ihhh» «E invece tu ti eri messa comoda…» «ihhh...» Ripetè lei ...