Come parlarne - II Capitolo
Data: 29/08/2021,
Categorie:
Feticismo
Autore: VB1977, Fonte: EroticiRacconti
... trasmetteva desideri e sensazioni che con lei non avevo mai provato. “Be’?” domandò timidamente. Mi parve anche di vederla arrossire. Chinando la testa e aprendo le dita sui fianchi, portò la mia attenzione sul suo vestito. “Come mi trovi?” La riguardai, con molta calma. Nel contempo feci un grosso respiro. Poi mi resi conto di quanto il mio cuore battesse veloce. Ero fuori controllo, ma non volevo darlo a vedere. “Vorrei essere sincero..” dissi, “ma non mi viene in mente nessuna parola italiana adatta. Ne ho in mente una inglese che, secondo me, rende l’idea.” “E qual è?” “Stunning.” Arrossì e questa volta la vidi. Io tentai di rimanere serio, cambiando discorso. “Ma tua sorella? È arrivata stamattina?” “No, giovedì sera, sul tardi… perché? “Disfa le valigie adesso?” “Voleva lasciarci parlare” ammise, con un sorriso leggero. E infatti parlammo. Molto. Mi scusai ancora per il mio comportamento della settimana prima, ma lei minimizzò. Anche se in un primo momento si era sentita ferita, le lacrime avevano lasciato il posto alla consapevolezza. Grazie anche alla successiva telefonata fatta a Barbara, aveva capito che gli abiti che aveva indossato fino a quel momento, potevano andare bene per una ragazzina, ma non se avesse voluto entrare nel mondo degli adulti, specialmente nel ruolo di avvocato all’interno di un’importante multinazionale a livello europeo, ovvero quella in cui suo padre era uno dei massimi dirigenti. Non era solo per consolare la sorella che Barbara aveva ...
... preso il primo aereo disponibile. Venerdì mattina si erano svegliate fresche fresche e avevano passato il weekend in giro per acquisti, rifacendo in toto il guardaroba di Debora, e lasciando me a disperarmi per le mancate risposte a chiamate e messaggi. Ma la chiacchierata di quel pomeriggio non fece altro che confondermi ancora di più riguardo i miei sentimenti. Decisi di non vederla per qualche giorno, o per lo meno, di non vederla da sola. Avevo bisogno di un clima rilassato e stare con lei ora mi faceva sentire sotto pressione. Ma lei se ne accorse e mi cercò, inviandomi un messaggio. Era giovedì: “Ehi, ma che fine hai fatto? Non passi più? Pensavo ti avrebbe fatto piacere fare un bagno in piscina. Questa settimana non avevi il turno di mattina?”. Risposi con un: “Ci vediamo al bar nel pomeriggio, ok?” E nel pomeriggio la vidi al bar, ma era in compagnia. E a quanto pareva, si divertiva. Lui era il figlio del fiorista. Ma non era in vacanza? Non voglio parlarne male, ma per qualche ragione mi odiava. Trovava sempre il modo di fare battutine o di prendermi in giro per farmi fare brutta figura. Era un comportamento tipico da parte sua, ma con me dava il meglio, perché avere la risposta pronta. Girai il motorino e me ne andai dritto a casa, facendo la strada lunga. Stetti male tutto il pomeriggio, ma non capii il motivo. E quello fu solo l’inizio. Per tutti i mesi successivi ebbi lo stesso problema. Ogniqualvolta la vedevo chiacchierare con un ragazzo qualsiasi, provavo il forte ...