Marina coi tacchi
Data: 18/01/2018,
Categorie:
Prime Esperienze
Autore: JoeSex, Fonte: Annunci69
... spiaggia né mare per me in quell'estate. Ero concentrato sui miei obiettivi di lavoro, avevo programmi importanti da portare a termine, e nello stesso tempo attendevo la fine del mese non più per lo stipendio quanto per il fatto che avrei riabbracciato e baciato ancora Marina.
Un sms al giorno, un passaggio sulla sua pagina, niente webcam né chat. Ridussi al minimo il contatto virtuale perchè si stava avvicinando il giorno del nostro incontro. Le chiesi conferma dell'orario e il luogo in cui ci saremmo trovati. Adrenalina ai massimi livelli, brividi dappertutto e un briciolo di orgoglio maschio, per aver confermato l'appuntamento.
La mattina mi svegliai di buon'ora. Mi attendeva una lunga giornata di lavoro.Timbrai il cartellino col pensiero al momento in cui l'avrei rifatto per uscire. Per tutta la mattina faticavo a non pensare a Marina, a come si sarebbe presentate, come si sarebbe vestita, quale profumo, quale crema per il corpo avrebbe unto le sue carni, quale sensazione si sarebbe portata addosso sulla pelle pur di trascorrere una serata piacevole con me. Poi pensavo a me, a come avrei potuto reagire dinanzi a cotanta bellezza, alla sua immensa femminilità. Poi all'improvviso, puntualmente, qualcosa o qualcuno bloccava il mio viaggio, come un coito interrotto dal suono del cellulare.
Per fortuna ad un certo punto scatta sempre l'ora della pausa pranzo, e allora ogni forma di stress si dissolve per un paio d'ore, lo stomaco si allarga per far posto al ...
... cibo e all'acqua, le gambe si riposano, e gli occhi possono visualizzare tutto quello che le persone “normali” non possono vedere.
Io vedevo Marina già nuda davanti a me, avevo saltato il passaggio dei saluti e della svestizione. C'era lei immacolata sul letto, accovacciata di fianco, con le cosce distese, la mano scorrevole sul seno sinistro, e il profumo di fica appena lavata nell'aria.
“Joe, avanti, toccami, toccati, tocchiamoci insieme” - la sentì sottovoce -
“Si cara, aspetta, dammi un attimo respiro...” - chiedevo io -
Due ore di pausa bruciate così, ingurgitando un panino al prosciutto crudo, una bottiglietta d'acqua naturale ghiacciata ed un fugace caffè semi-zuccherato. Mi chiesi se le altre cinque ore del pomeriggio sarebbero state le più lunghe della mia vita. E lo furono. Eccome se lo furono. Ondate di clienti impazziti, poveri travestiti da ricchi e ricchi convinti di essere sempre più poveri, riempivano il negozio a suon di quattrini. Fatturato alle stelle, crescita esponenziale delle vendite in un solo pomeriggio. Tanta roba per un giorno che non fosse il Sabato.
“Finalmente sono le 20.30” - pensai tra me e me -
“Finalmente abbiamo finito tutti” - pensarono tutti i miei colleghi -
Mi ritrovai nel parcheggio. L'appuntamento era poco più distante. Avrei dovuto inquadrare subito la sua auto ferma da qualche parte, ma probabilmente la stanchezza stava giocando uno dei suoi soliti scherzi. Sul display del mio cellulare icona di sms. Mittente ...