1. Marina coi tacchi


    Data: 18/01/2018, Categorie: Prime Esperienze Autore: JoeSex, Fonte: Annunci69

    ... suo profumo inebriava la stanza mentre il suo telefono continuava a squillare da qualche minuto. A vuoto. Mi chiesi come mai non fosse riuscita a mettere il cellulare in modalità “silenziosa” o “riunione”. Un certo fastidio lo crea sempre il suono di un telefono, ma evidentemente non poteva far perdere le sue tracce in un normale pomeriggio di lavoro.
    
    “Basta adesso, ho voglia di caffè” - sbottò capricciosa -
    
    “Adesso? “ - domandai stupito -
    
    “Si ho sentito il profumo e ho voglia. Continuiamo dopo, non ti preoccupare.”
    
    Mi tirai su i pantaloni, lei si sistemò al meglio e si sedette in attesa di sorseggiare.
    
    “Quanto tempo hai oggi pomeriggio?” - le chiesi -
    
    “Fino alle 19 non dovrei avere problemi” - disse tranquillizzandomi -
    
    Poggiò la tazzina, io non ebbi il tempo nemmeno per una sigaretta. La vidi che si avviava decisa su per le scale, che portavano alla camera. Mentre saliva si abbassava il perizoma passandosi le dita sul fondoschiena. Si fermò, si mise a gattoni, e disse: “ Prendimi qui, sono la tua pecorella”. Pensai tra me e me che in realtà Marina fosse da sempre sia pecorella smarrita che in calore. Ed io il lupo cattivo. La storiella mi piaceva e mi riportò per un attimo alla mia infanzia.
    
    Le afferrai i fianchi e cominciai a pompare il mio io dentro di lei. Ogni colpo un grido soffocato di piacere, sempre più forte e deciso. Il mio pene transitava perfettamente nel suo canale, né troppo morbido né troppo rigido. Ogni movimento era sentito e ...
    ... vissuto con estremo vigore e piacere.
    
    “Vuoi il mio culo vero, Joe?” - mi domandò -
    
    “Magari” - risposi timidamente -
    
    “Te lo concedo, ma fai piano” - disse autorizzando l'atto -
    
    Il suo telefono squillò ancora per altre due volte.
    
    “Scusami Joe, devo rispondere. “ - disse preoccupata -
    
    “Ok fai pure”
    
    Si allontanò un attimo verso l'esterno, e a bassa voce concluse la telefonata in pochissimi minuti.
    
    “Devo andare, problemi a lavoro. Hanno bisogno di me. Mi spiace.”
    
    Anche io avevo bisogno di lei in quel momento e mi dispiaceva molto lasciarla andare, ma non avevo scelta. Ero impietrito in piedi, con le braghe calate e il cazzo ancora in tiro. Si chinò verso di me, diede un bacio pieno, si alzò ne diede un altro saporito sulla mia bocca.
    
    “Mi accompagni in strada?”
    
    “Certo. Vabbè ci sentiamo allora?” - chiesi un po' in ansia -
    
    “Certo che si”.
    
    Il nostro pomeriggio durò all'incirca mezzora. Metà di un'ora vissuta al massimo delle sensazioni, adrenalina allo stato puro e piacere intenso. Non mi rimaneva che aprirle il cancello e salutarla con la mano.
    
    Tornai dentro, accesi il computer. Sul suo profilo, sulla sua ultima foto, i commenti si erano raddoppiati solo nell'ultimo giorno. Uomini, maschi, energumeni, ragazzini, vecchi, che inneggiavano alla sua bellezza e femminilità, nella speranza un giorno di poterla assaporare da vicino. E così sorrisi con un filo d'orgoglio che passò veloce sulle mia labbra. Anche solo per mezzora Marina era stata ...
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