1. Gli ammutinati del bounty


    Data: 19/01/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: nh-paul

    ... facendo ed avrei fatto qualunque cosa mi avesse chiesto.
    
    “Non vergognarti… ma per indossare questo” spiegò “devi toglierti anche le mutande” e dicendolo mi posò le mani sui fianchi per abbassarmi gli slip.
    
    Arrossii violentemente, altroché se mi vergognavo, anche perché il mio pisello era completamente duro ed era in quelle condizioni da quando ci eravamo incontrati. Allora spinsi via le sue mani e feci un passo indietro, mi voltai per cercare di nascondere il mio disagio e me ne stetti là, di spalle, con le mani davanti, senza sapere cosa fare.
    
    “Ehi… non fare la piaga…” mi disse ridendo “Se non sai tenere le mani a posto, tanto vale che te le leghi. Così sei pronto per le foto che voglio fare e per quello che ci interessa, no?”
    
    Era tutto così elettrizzante che il mio uccello ebbe come un contraccolpo a sentire quelle parole.
    
    “Metti le mani dietro e stai fermo” mi ordinò, cambiando tono di voce.
    
    Non osai ribellarmi e feci come voleva. Sentii che mi legava stretti i polsi con una corda. Non ero mai stato legato, era la mia prima volta e trovavo tutto terribilmente eccitante, specialmente quando mi fece voltare e, continuando a fissarmi, infilò le dita nell’elastico degli slip e li abbassò lentamente, lasciandomi nudo, definitivamente in suo potere.
    
    “Questo è davvero un bel pisello per uno della tua età” disse, mentre me lo accarezzava stringendolo anche un poco.
    
    “Davvero pensi questo?” mormorai.
    
    “Certo che è un bell’uccello…”
    
    Questo, in un certo ...
    ... senso, mi mise a mio agio, anche se ero là, nudo e con le mani legate dietro la schiena. Poi prese la pezzuola triangolare e me la legò ai fianchi, facendomi passare i lacci fra le gambe e dietro fra le natiche, legandoli stretti in modo che il cotone contenesse, per quanto possibile il mio uccello dure e le palle sollevate.
    
    “Eccoci qua, finalmente! Il padrone e il suo schiavo, pronto ad essere punito.”
    
    Con un’altra arruffata ai miei capelli e una pacca al mio sedere nudo, mi guidò verso una parete in cui si apriva una porticina di legno e ferro, che era proprio come immaginavo dovessero essere le porte delle antiche prigioni.
    
    Armeggiò con una grossa chiave e l’aprì, girò un interruttore vecchio quanto la porta e si accese una lampadina un po’ fioca. C’erano degli scalini, si scendeva ancora fino ad arrivare in una vera e propria grotta. La prima cosa che notai fu il grosso palo piantato al centro cui erano appesi ganci e catene. Capii immediatamente cos’era! Poi guardando alle pareti, vidi che c’erano appesi vecchi finimenti abbandonati e alcune fruste che invece parevano essere state usate di recente. Da suo padre su di lui, immaginai. A quella vista il mio uccello premette ancora di più contro il cotone di quella specie di baccello che avevo legato davanti.
    
    MASTER:
    
    Lo incontro in un posto che ho scelto proprio perché nessuno dovrà notarci. Indossa dei vecchi jeans e una maglietta bianca che gli sta tanto piccola da mettere in mostra l’ombellico ad ogni passo. ...
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