Gli ammutinati del bounty
Data: 19/01/2018,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: nh-paul
... significati.
“OK…” dice e fissa la parete di calce con i segni fatti a carboncino dalle tre generazioni che hanno giocato in quella cantina.
È spaventato, tanto che il turgore nel perizoma si è un po’ ridotto. Per tirarlo su di morale, lo porto davanti alle fruste.
“Scegli la frusta… con cui ti punirò” gli ordino.
È un po’ confuso, guarda una lunga e pesante da calesse, inadatta a quello che voglio fare io. Allora oriento la sua scelta su uno scudiscio di cuoio che ho costruito io stesso unendo un certo numero di lacci di cuoio. L’ho provato su me stesso e so che non lascia molti segni.
“Quante ne vuoi?”
“Cinque… dieci per cominciare?” butta là prudentemente.
“Invece te ne darò venti!” rispondo perentorio.
Abbassa la testa e non parla. Presumo che sia d’accordo.
“E non dimenticare che se mi chiedi di smettere prima te ne do il doppio… te lo ricordi?”
“Si…” dice in un soffio.
Ha l’uccello duro un’altra volta, ma è ancora spaventato. Io invece sono ad un passo dal vivere davvero la mia fantasia preferita e mi sembra di essere in un sogno. Temo di svegliarmi, che qualcuno mi dia uno strattone e debba riaprire gli occhi nella mia camera, nel mio letto, con l’uccello ancora duro oppure già bagnato.
Lo conduco al palo, gli sciolgo i polsi che teneva dietro e li rilego davanti, poi glieli faccio alzare e li aggancio ad una delle catene che pendono. Tendo la catena, fino a che ha le braccia tese, poi gli ordino di mettersi sulle punte dei piedi e ...
... tiro ancora, finché il suo corpo non è completamente teso, quasi appeso per le braccia e pronto ad essere frustato.
Lo guardo. È là in attesa di ciò che sto per fargli. Devo controllarmi, non devo venire prima di aver finito con lui.
SLAVE:
Quando capii che non mi sarei potuto più sottrarre alla sua punizione? Non mentre mi legava le mani, perché avrei potuto prenderla a ridere, dire che era un equivoco, che mi dispiaceva, ma non ero là per farmi legare. No, non fu in quel momento, né quando mi enunciava le regole del castigo: non fu allora perché non feci altro che dire di si. Fu quando scegliemmo la frusta? Neppure, perché giunto a quel punto desideravo soltanto sentire sulla mia pelle il morso del cuoio, dopo avere già assaggiato la corda che mi raschiava i polsi.
La verità era che quella punizione era scritta nelle mie stelle ed io avevo più o meno coscientemente cercato quell’incontro in ogni ragazzo che avevo avvicinato negli ultimi due anni. Il destino ci aveva fatto incontrare e chi ero io per contrastarlo?
Mi fece vedere il bavaglio e la benda per gli occhi che teneva pronti se avessi cominciato a protestare, a chiedergli di lasciarmi andare. Fu allora che feci un pensiero ancora più depravato: se essere frustato fosse stato esaltante come pensavo e com’era tutto quello che lo stava precedendo, se sentire dolore fosse stato così eccitante, come avevo sempre sognato, avrei potuto fingere di protestare e di implorarlo di smettere, perché così la punizione ...