1. Frate Chiodo


    Data: 27/01/2018, Categorie: Sentimentali Autore: Edipo, Fonte: EroticiRacconti

    (da una leggenda sarda) Tanti anni fa su un piccolo colle esisteva un vecchio convento dove vivevano dei frati non so di quale ordine e, in fondo, questo non ha importanza. Si raccontavano cose tremende di quei terribili frati. Che esercitassero il ius primae noctis su tutte le fanciulle della loro parrocchia e che riempissero di legnate la schiena degli sposi riluttanti a riconoscergli il privilegio. Che raccogliessero o meglio pretendessero grano, olio, vino, frutta, senza mietere o vendemmiare e senza tenere conto di annate buone o cattive, e che, anche in questo caso, usassero il bastone con i fedeli troppo spilorci. Che molti di loro non fossero altro che banditi rifugiati nell'asilo monastico e che avessero indossato la tonaca per sfuggire la giustizia ma che in realtà non avessero affatto cambiato mestiere. E' certo che il priore dell'epoca in cui si svolse questa storia si chiamava frate Simone ed era stato un brutto soggetto, uno che andava negli orti e nei letti a raccogliere quello che non era suo. Una sera un tale, scopertolo con la moglie, lo riempì così tanto di botte che quando lo portarono al convento per farlo curare era più morto che vivo. Sopravvisse, perché per ammazzare certi soggetti ci vogliono solo le fucilate, e al priore di allora chiese in lacrime di tenerlo da loro. "Sono cambiato, reverendo padre, mettetemi alla prova, sarò vostro servo e vedrete se non righerò dritto." In effetti aveva rigato così dritto che tutti pensavano fosse davvero ...
    ... diventato santo ma in quel convento ci voleva poco per passare per santi. Lo incaricarono della cerca e tornava con i sacchi pieni di ogni ben di Dio e bastava che apparisse sull'uscio delle case o al limitare dei poderi e tutti smaniavano per toglierselo di torno. Una sera che tornava più carico del solito fu assalito da quella svergognata di Gisella che era la moglie del tipo che lo aveva riempito di botte e che per quella bravata era finito in galera. La donna si lamentò che a causa sua non era né vedova né sposata e si spogliò davanti a lui dietro una siepe mentre sulla strada non passava neanche un topo. La carne è carne, e del resto i confratelli non erano certo all'altezza di scagliare la prima pietra e anzi furono sollevati perché la presenza di un santo sarebbe stata troppo imbarazzante per tutti loro. E comunque, dieci anni dopo, frate Simone divenne priore, cosa che sembrò eccessiva anche a chi era abituato ad aspettarsi di tutto da quei monaci ma il convento aveva trovato il suo più degno superiore. Frate Simone era priore da pochi anni quando in convento arrivò un nuovo giovane frate, proveniente da un altro monastero. Sebbene si chiamasse Agostino, tutti, confratelli compresi, lo chiamavano frate Chiodo perché era magro magro, dal viso liscio e smunto e dagli occhi resi lucidi dalle veglie e dai digiuni. Si diceva che dal suo precedente convento lo avessero mandato via perché era così buono che gli altri non sopportavano la sua bontà; o forse fu malizia dei superiori ...
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