Frate Chiodo
Data: 27/01/2018,
Categorie:
Sentimentali
Autore: Edipo
... frate per redimere i peccati di tua madre!O davvero pensi che con le tue penitenze si guadagnerà il paradiso? Povero scemo innocente! Ti sacrifichi per una come quella? Dopo ciò che ti ha fatto? Anch'io ho un figlio ma non lo tengo qui con me e non gli faccio mancare nulla." Si udì di nuovo battere alla porta. Il frate si tappò le orecchie e tremava. La donna lasciò che si stancassero di bussare e si avvicinò a lui. "Povero fraticello, di che hai paura?" Cominciò a sciogliergli il cordone e a sollevargli il saio. "Che fai?" "Ti spoglio, non sai che per fare certe cose è meglio svestirsi?" Cercò debolmente di respingerla ma già lei gli aveva circondato il collo con le braccia e lo baciava sulla bocca. "Baciami", gli diceva, "baciami, non lo sai che il peccato non esiste? Siamo noi a esserci inventati il peccato, siamo noi a complicarci la vita con queste cose inutili. All'inizio non era così, e l'uomo e la donna erano insieme, nudi, e tutto era semplice e naturale ma poi si accorsero che dovevano morire e la paura della morte portò con sè l'invenzione del peccato. E tu vuoi trascorrere la vita per espiare colpe che non sono neanche tue...Vieni, è così bello vedere il desiderio crescere, all'inizio è poca cosa, una specie di verme ma poco a poco s'ingrossa, si dimena, s'impenna, vuole espandersi libero, senza ostacoli, selvaggio come il vento, impetuoso come il temporale d'estate che dopo una serie infinita di tuoni e di lampi infine scatena la sua pioggia e bagna la terra ...
... che lo aspetta avida, che attende solo di essere fecondata. Vieni dunque!" Era così bella e scoprì il suo corpo e quegli occhi azzurri e quelle braccia tonde e l'incarnato, tutto ricordava a frate Chiodo sua madre e gli pareva di stare commettendo un atto contro natura e piangeva perché invece di espiare le colpe della madre ora gli pareva di congiungersi con lei. "Non piangere, scemo, vedrai che ti farò ridere!" Si inginocchiò davanti a lui ma non per farsi benedire o per chiedere perdono. Rimase da lei per due notti e un giorno intero. Il secondo mattino lei gli disse di andare via e di lasciarle il contenuto delle bisacce. "Hai visto quanti ne ho mandati via per stare solo con te, mi merito questi doni." Gli lasciò solo un cacio e la mula per tornare al convento. "Fra tre settimane è Pasqua", gli disse ridendo mentre andava via, "ti aspetto per la benedizione." Frate Chiodo tornò con la coda tra le gambe al convento e sembrava invecchiato di tanti anni. I frati si impressionarono nel vederlo e ancora più impressione fecero le bisacce vuote che rendevano leggero il passo della mula. Andò a inginocchiarsi davanti al priore che gli chiese cosa fosse successo. Gli raccontò tutto, per filo e per segno, e alla fine gli chiese perdono. "Sono dannato!" esclamò affranto. "Ma che dannato, non esagerare", rispose frate Simone che non sapeva se ridere per l'avventura del santarello o piangere per la cerca finita nella gonna (lui pensò una parola assai più pesante) di quella troia. In ...