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Emigranti 1
Data: 01/02/2018, Categorie: Prime Esperienze Autore: geniodirazza
... informazione sul sesso?” chiesi. “Primo: queste cose non competono a me che non sono neppure tanto amica tua. Secondo: nessuno potrebbe mai pensare che una ragazza oggi arriva al matrimonio così a digiuno di sesso come te. Terzo: non avrei avuto tempo neanche per fare qualche accenno, visto che eravate alla vigilia del matrimonio.” “Però sapevi chi era l’uomo che ho sposato” “Certo; so che è ingenuo, quasi animalesco. E prevedevo anche che non avrebbe avuto tanti riguardi. Ma non potevo entrare negli affari vostri più di quanto ho fatto” “E credi ancora di non potermi dare delle dritte?” “Non ancora. Certamente parleremo più a lungo e più chiaramente. Ma a certe conclusioni è meglio che ci arrivi da sola.” “Ancora non ho capito il senso di quella “caccia” delle vedove bianche” “Perché ancora non sai quanto piacere può dare il sesso e come lo può dare. Quando l’avrai capito, torna da me e ne riparleremo” Non era possibile cavarne di più. Decisi che era meglio per il momento lasciare le cose in sospeso ed accettare la situazione per quello che era, in attesa di chiarirmi le idee e di chiedere ulteriori spiegazioni. Quella sera – e per altre sere ancora – Antonio mi montò addosso per tre volte nella notte e io ancora non capivo il senso del piacere sessuale. ---- Lo spazio per stendere i panni era sistemato in cima all’edificio, in una sorta di ampio solaio che comprendeva anche piccoli gabbiotti di deposito e spazi liberi a disposizione ...
... degli inquilini. Ero andata su per predisporre i cavi per la biancheria ed andai nel nostro gabbiotto di deposito per cercare dei paletti. Il gabbiotto era fornito di una finestrella chiusa con un vetro che si apriva sugli spazi degli altri inquilini. Sentii un vocio confuso arrivare dall’esterno; aprii il finestrini per vedere e sentire meglio. Proprio a ridosso del muro c’era quattro ragazzi diversi per struttura fisica ed età che si erano appartati forse a fumare o forse a raccontarsi cose private. Teneva banco il più adulto, uno che conoscevo di vista e mi pare che si chiamasse Nicola; avrà avuto due o tre anni meno di me ma si distingueva già nella scuola per il suo fare imperioso e arrogante. In quel momento sembrava tener lezione agli altri; quando mi accostai al finestrino, sentii che diceva rivolto ad uno più piccolo: “Vuoi sapere come si fa a metterlo in mano a una signora?!? … Peppino!!!!!” il più piccolo del gruppo alzò la testa “prendi in mano il mio cazzo e fammi una sega!!!!” Il piccolo non se lo fece ripetere: aprì la cerniera del pantalone, infilò la mano ed estrasse un cazzo barzotto, di poco più di una decina di centimetri, e cominciò a massaggiarlo mandando su e giù la pelle e scoprendo ad ogni passata una cappella rossa e grossa, quasi il doppio del tronco del cazzo. Nicola spinse il busto in avanti mentre il cazzo si ingrossava ed irrigidiva, fece un’espressione beata e, di colpo, fermò la mano di Peppino: “Fermo che mi fai venire e non ...