Un adorabile culetto sottomesso
Data: 10/02/2018,
Categorie:
Sesso di Gruppo
Autore: RedTales
... docile, che fossi pronto. Fu allora che pronunciai: “vai a prendere la valigetta dei cazzi.” Ci andò subito e quindi la aprì sul tavolo della sala. Dentro c'era la piccola collezione di falli di gomma che usavamo per… giocare. Ne presi uno a forma di sfera con una base abbastanza larga. Non era il più grosso ma nemmeno tanto fino, sui sei centimetri di diametro e gli ordinai di metterselo sedendoci sopra. Si passò un po' di lubrificante sul culo e anche sulla punta dell'oggetto, lo appoggiò su una sedia e, aiutandosi con le mani, lo fece entrare. Mi feci mostrare come stava e provai a muoverlo tirandolo per la base. Era inserito perfettamente e non poteva saltar fuori da solo. Gli dissi che poteva mettersi i pantaloni, solo quelli, dopo essersi pulito dal lubrificante in eccesso che colava. Notai che gli aderenti jeans elasticizzati, ad uno sguardo attento, lasciavano intravvedere la forma della base del dildo, forse anche per le zone consumate che accentuavano già le forme proprio li. Lo informai che la forma dell'ovale si vedeva e lui si precipitò davanti ad uno specchio per capire quanto si notasse. “Cazzo, ma si vede! Si capisce che ce l'ho li! Non posso uscire così!” Dal mio sguardo capì che era evidente che saremmo usciti così e non replicò. Si infilò la maglietta e ritornò davanti allo specchio. “Così va meglio. Lo copre... non del tutto, ma lo copre… Però un po' si vede? Si vede vero?” Gli diedi un cenno di assenso mentre finì di vestirsi e dopo esserci scambiati un ...
... altro lunghissimo bacio ci mettemmo in macchina per andare a fare un giro. La prima tappa fu una pasticceria. Per raggiungerla ci vollero una decina di minuti, a piedi, dal parcheggio. Anche se cercava di mostrare indifferenza era evidente che Sebastian non si sentiva a proprio agio nel passeggiare con quel “birillo” piantato proprio li ma soprattutto perché sapeva che si riusciva ad intravvederlo. Ma proprio per questo, dovendo fare qualcosa che non avrebbe mai fatto da solo, appariva anche soddisfatto proprio per il doverlo fare. In fondo era questo quel sottile gioco che stavamo facendo. Quando ci sedemmo apparve sollevato ma, proprio per forzare la situazione, gli chiesi di recarsi al banco ad ordinare. Lo fece e, osservandolo mentre mi dava le spalle mi accorsi che quella sagoma si notava decisamente. Ovviamente non si capiva cosa potesse essere, ma si vedeva. Finito di assaporare il gelato mi confidò che il dildo cominciava a dargli fastidio. Lo sentiva fin troppo. “L'altra volta era molto più piccolo. Mi fa quasi male.” “Se te lo vuoi togliere puoi farlo qui...” Mi guardò con una faccia strana e provò a buttare li un “magari in macchina?”. Non gli risposi ma mi alzai e ci incamminammo verso un negozio di vestiti dove sapevo esserci un commesso gay che conoscevo. “Vieni, ti voglio prendere un paio di bermuda. Così magari prendiamo due piccioni con una fava”. Mi guardò sbigottito provando a replicare con un debole: “cosa vuoi dire? Ma sai come sono messo...” Trovato il ...