Storia di Hélène
Data: 26/06/2022,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Tue Racconti
Autore: helene89@mail.com, Fonte: RaccontiErotici-Club
... mugolava con il naso sospinto contro lo specchio, e la coda di cavallo rovesciata da un lato. La sbatacchiava come un oggetto di carne nuda, ed il rumore dei colpi era sordo ed ovattato, ma le sferzate le arrivavano dritte fin dentro allo stomaco, squassandola.
Pochi minuti sarebbero bastati per aprirle il didietro dilatandolo del tutto, lasciandole un foro tondo e scuro in mezzo ai glutei deformati. Ebbe la sciagurata idea di venirle direttamente nell’ano, e lo fece senza alcun rispetto, inondandola dentro e fuori, come uno stretto bicchiere che trabocca di liquido giallo e schifoso.
Continuò a sospingerla anche quando fu asciutto e secco, quasi a volerle fare del male, sentendola tremare tutta in mezzo alle cosce bianche e sulle scarpette nere senza il tacco; poi finalmente estrasse il pene e si tirò frettolosamente in su i pantaloni.
In quell’istante il cuoco romeno si fermò ad osservarla, e con compiacimento contemplò quanto di bello le aveva appena fatto: lo spazio sopra l’inguine e nel mezzo era tutto arrossato, e circondava la bocca rotonda dell’orifizio aperto, che tremava senza rinchiudersi su sé stesso.
Le mise una mano aperta sul sedere, come a volerle ribadire il suo dominio e la sua forza. Poi senza aggiungere nulla, si aprì la porta alle spalle e filò via. Hélène prese a piangere in modo ininterrotto, tremava disperata davanti allo specchio, con i capelli che nel frattempo si era sciolti, davanti al viso.
Rimase almeno altri cinque minuti così, ...
... piegata in avanti con il sedere di fuori, a piangere e a singhiozzare amaramente come una bambina, senza alcuna soluzione di continuità.
Dopo un po’ si rassettò le sue mutande bianche e le calze lacrimando sempre in modo accorato, con le guance bagnate e gli occhi umidi, mentre fuori nel corridoio alcune voci di uomini rimbombavano minacciose.
Trovò la forza di ripulirsi il viso, ma non osò liberarsi dei liquidi appiccicosi che avvertiva ancora in basso, nel mezzo.
Uscì dal bagno e raccolse il suo cappotto, cercando di non incontrare davvero nessuno lungo il corridoio; prese la borsa bianca e si mosse nervosamente. Ma proprio mentre usciva dal locale per andarsene via verso la fermata, intravide la solita macchina scura parcheggiata lì di fuori, e Jan in piedi presso lo sportello: e così trasalì nuovamente. Quegli la chiamò balbettando, non ricordava il suo nome e si limitava a gesti e versi da scimpanzé.
Hélène corse via tutta trafelata, discese lungo la strada arrancando, attraversò il semaforo e presto giunse alla fermata successiva, dove nessuno la seguiva. Arrivò a casa nel sottoscala buio, a grande fatica: tremava ancora come una foglia al vento, ed erano quasi le due di notte.
Trentottesimo episodio
Il sedere continuò a farle molto male per almeno altri tre giorni di seguito. Non riusciva a liberarsi di quel pensiero ossessivo, quella stretta sul didietro, quel bastone duro e severo che l’aveva aperta in due come una mela. Hélène era sprofondata in un mutismo ...