1. Storia di Hélène


    Data: 26/06/2022, Categorie: Dominazione / BDSM Tue Racconti Autore: helene89@mail.com, Fonte: RaccontiErotici-Club

    ... avanti, la ragazzotta belga sentiva il ventre ingrossarsi penosamente, ed il didietro esploderle. Non c’era davvero nulla che ella potesse fare, per evitare quella fine del tutto vergognosa.
    Il signor Mariano riprese a tirare il suo sigaro, e vistosamente scosso da tutta quanta la scena, gettò la paletta di legno in terra, ordinando: “Per oggi basta così, ne hai avute abbastanza”; Hélène tacque, ferma immobile e piegata sul davanti, umiliata e derisa. Dopodiché l’uomo tirando nuovamente il suo sigaro, aggiunse con voce ferma e tracotante: “… ma non pensare che tutta la faccenda finisca semplicemente così… domenica prossima andiamo avanti, stessa ora … e puntuale!!! Ti abituerai a startene piegata su questa scrivania … stupidissima cameriera”.
    
    Quarantunesimo episodio
    
    Hélène attendeva l’autobus alla fermata con il viso rivolto in basso, non osava nemmeno guardare le macchine che le passavano davanti; si era rivestita e rassettata nel piccolo studio, seguita dallo sguardo accigliato e severo del proprio datore di lavoro; e solamente adesso, mentre aspettava in piedi in silenzio alla fermata, la ragazzotta belga realizzava fino in fondo ciò che le era appena accaduto: il signor Mariano gliele aveva date, l’aveva punita come si fa con le bambine, battendole il sedere con una dura paletta di legno, fino a farglielo diventare tutto rosso e gonfio.
    E adesso Hélène se lo poteva sentire per bene, per quanto era gonfio, quel sederone tutto chiuso e impacchettato dentro alle ...
    ... sue ridicole e spesse calze contenitive. Era caldo quasi da scoppiare, e con ottima probabilità, era anche tutto quanto pieno di macchie nere e di bozzi.
    Era oramai da cinque anni che Hélène non le prendeva, ma per la prima volta nella sua vita, a punirla non era stato né un suo genitore, né un suo stretto e congiunto parente.
    Per tale ragione, Hélène si sentiva adesso tremendamente confusa: non capiva fino a che punto avrebbe dovuto vergognarsi per quanto le era accaduto, era stata veramente umiliata come una stupida bambina, o se piuttosto avesse dovuto considerare quella punizione come un bene necessario, come un castigo dovuto e riparatore.
    Quando infine salì sull’autobus che era tutto vuoto e traballante, nemmeno ebbe l’istinto di sedersi, per quanto le faceva ancora male.
    Giunse a casa che era mezzogiorno suonato, e vi ritrovò Chiara in cucina, che se ne stava seduta a curarsi le unghie; s’era alzata molto tardi, mentre Paula era uscita in giro per negozi, dalle parti della vicina via Nazionale.
    Hélène ovviamente non disse né lasciò trasparire nulla della sua condizione; ma dopo alcuni istanti, fece finalmente rientro nella sua cameretta, e lì lentamente iniziò a sfilarsi di dosso le sue calze. Era preoccupata dall’impiastro che avrebbe veduto, col suo aspetto, e trasalì quando finalmente volse le terga verso lo specchio del bagno, con la gonna leggermente sollevata e le mutandine abbassate; il signor Mariano l’aveva ridotta davvero molto male, e come Hélène temeva, ...
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