1. Storia di Hélène


    Data: 26/06/2022, Categorie: Dominazione / BDSM Tue Racconti Autore: helene89@mail.com, Fonte: RaccontiErotici-Club

    ... invece iniziato a provare durante quei momenti d’intimità, un autentico rigurgito di sadica perversione, un sordido desiderio inconscio e latente; e nemmeno s’era resa conto, delle sue ripetute eiaculazioni incontinenti e involontarie. Si illudeva che sarebbe bastato un discorso ragionevole o una sommessa preghiera, per porre fine al suo strazio.
    Così fece ancora una volta il suo ingresso nel locale, alle dieci meno un quarto, piegata goffamente sotto alla serranda abbassata; udì in quell’istante uno sportello aprirsi, il suo datore di lavoro lungo la strada la stava attendendo dentro alla sua macchina elegante; ne uscì in maniche di camicia, coi polsini rigirati attorno ai gomiti, indicandole in modo perentorio di infilarsi senza attendere oltre dentro il locale; poi le fu alle spalle, e senza troppo garbo la spinse in avanti.
    Giunti dinanzi alla barra della sala nel mezzo, il signor Mariano scrutò Hélène dalla testa ai piedi, con fare rapido e inelegante; ed estraendo un sigaro ancora chiuso nel cellophane, dalla custodia nel taschino della sua giacca, le disse: “Questo qua è veramente un paese di merda … il tuo cuoco è libero di nuovo, dovremo affrontare un ricorso in appello, comincio a stancarmi di questa storia …”.
    Poi riprese ancora: “Ma tu cosa puoi saperne … vieni di là”.
    Hélène lo seguì nello studio con la testa bassa; poi senza attendere ulteriori suoi ordini, abbassò il capo ed appoggiò la pancia contro il duro legno della piccola scrivania; il suo datore ...
    ... di lavoro estrasse l’accendino ed iniziò a tirare il suo sigaro, senza aggiungere nulla.
    La ragazzotta belga in quell’istante, fissava la sedia in pelle scura, e la parete completamente disadorna dinanzi a lei: taceva pensierosa, sapendo che in un modo o nell’altro, alla fine il suo padrone l’avrebbe castigata; in maniera esemplare, come ambedue le volte precedenti. Ed invece, quel giorno il signor Mariano pareva provare un gusto speciale nell’attendere, nel farla soffrire tacendo. Aveva già l’uccello tremendamente eretto e gonfio sotto ai suoi pantaloni.
    Si sedette sul lato della scrivania, osservandola lungo tutta la schiena; dopodiché, mentre continuava imperterrito a tirare il suo sigaro, le disse con tono sprezzante: “Vorrei che quel bastardo ti vedesse, come ti ho ridotta … sei una nullità, un sacco di patate meriterebbe più rispetto”, e rise in modo davvero orrendo. Dopodiché le infilò una mano disotto all’addome, iniziando lentamente a trascinarle su la gonna, senza alcuna fretta e senza particolare attenzione: venne fuori l’elastico scuro delle due calze autoreggenti, lunghe a malapena sopra il ginocchio.
    Poi subito riprese: “… chissà se quel bastardo di cuoco vorrà rivederti; chissà che cosa ci trovava di speciale …”.
    Hélène in quell’istante riprese a pensare ad Adrian, ed al grande timore per la sua possibile reazione, si aggiunse una vergogna viscerale e profonda; le venne quasi da piangere.
    “Afferra la sedia, cameriera”, esclamò in quel momento il signor ...
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