1. Storia di Hélène


    Data: 26/06/2022, Categorie: Dominazione / BDSM Tue Racconti Autore: helene89@mail.com

    ... quegli le sorrise in maniera profondamente desolata, facendole un cenno con la mano e lasciandole intendere che aveva compreso tutto, prima di riprendere tutto il materiale per la pesca con sé.
    Hélène rientrò nel piccolo appartamento che divideva con la sorellina, con la coda tra le gambe, mentre poteva avvertire una sensazione assurda e totalmente vergognosa: perché mai avrebbe voluto che Benoît si arrabbiasse con lei, fino al punto di rompergli intenzionalmente la lenza della canna da pesca? Sentiva i pantaloni della tuta che le scoppiavano, e la mutandina che le costringeva l’inguine in una maniera insopportabile; si mosse verso il bagno in preda ad una grandissima confusione.
    Si rivolse verso lo specchio, con la piccola camicetta bianca tutta abbottonata sul davanti e lo sguardo perso nel vuoto: immaginava quelle mani, robuste e pesanti, che la trascinavano, come una stupida bambolotta di gomma.
    Perché lo aveva fatto? Hélène si rese conto di quanto fosse assurdo quello che ella provava: aprì la porta del bagno alle proprie spalle e vide lo sgabellino in legno disposto accanto al letto, e la luce tenue soffusa tutt’intorno.
    Lì si sarebbe forse consumata la sua fine; quello sgabellino era il posto giusto perché l’uomo di sua madre, qualora avesse deciso di punirla, lo facesse: lo osservò, ed in quell’istante percepì nettamente quel brivido caldo e penoso lungo tutta la schiena, in un fremito prolungato; si schiuse la camicetta sul davanti, il sudore iniziava a ...
    ... soffocarla.
    Poi si abbassò i pantaloni della tuta, tanto quanto bastava, per liberarle l’inguine lasciandola immobile nelle sue mutandine bianche di leggerissimo cotone, ferma davanti allo specchio.
    Prese ad immaginare la mano di Benoît che la spingeva lungo la schiena, e si fletté in avanti verso il lavandino; poi afferrò l’elastico delle mutandine, e se le abbassò lentamente. Ebbe un insano istinto di paura, e si ricompose per un solo istante; dopodiché le tirò giù tutte assieme, stavolta con un gesto secco e preciso, come se intendesse togliere a sé stessa qualsiasi possibilità di scampo: le mutandine bianche si adagiarono laddove già la tuta era scesa, di poco sotto l’inguine caldo e completamente fradicio di sudore.
    Si volse di spalle e vide nello specchio, quel sederone bianco pallido, tutto molle e rigonfio di cellulite: fu in quel preciso momento, che tutto quanto precipitò; era quel sederone bianco l’oggetto di tutte quante le sue nefandezze, quello che Benoît avrebbe punito per farle espiare tutte le sue colpe.
    Chiuse gli occhi, e sentì come lo schiocco di una mano: era l’uomo di sua madre, che la stava sculacciando.
    La tratteneva lungo la schiena, e con la mano libera le faceva schioccare il sederone molle, dandole finalmente quello di cui lei aveva estremo bisogno: la stava castigando ed umiliando, come una bambina stupida senza cervello.
    Aprì la mensola a fatica, cercando una spazzola o qualsiasi oggetto, che avesse potuto causarle davvero quel tipo di dolore; ma ...
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