1. Orgasmi ignobili per nobili o le radici di luigino, 2a parte


    Data: 03/03/2018, Categorie: Etero Autore: sexitraumer

    ... venne in mente con l’occasione che lui, il notaio non lo vedeva da cinque anni, ma probabilmente se fosse morto quel notaio, ne avrebbe ereditato le carte un altro…però non potendosi divulgare la morte del vecchio marchese testatore, non sarebbe stato aperto il relativo testamento, né si sarebbero costituiti diritti reali in capo agli eredi, ed ai legatari quali Paolo Roscio…
    
    Bonaldo aveva preso una zappa e una vanga, poi rivolgendosi al Roscio:
    
    “Siete con me Paolo?”
    
    Paolo rispose:
    
    “Ditemi quello che dobbiamo fare. Tanto ormai si tratta di sopravvivere …”
    
    “Una fossa, no?! Diamoci da fare…se la finiamo prima dell’ora ottava potremo approfittare del temporale di stasera per bruciare il corpo…”
    
    I due scavarono una fossa ampia circa il doppio del corpo, per poi calarvi il cadavere avvolto nelle lenzuola, non senza aver organizzato un letto di legnetti e sterpi, quindi il corpo nell’involto, e altra legna mista a torba. Bonaldo aggiunse dell’olio affinché la pira bruciasse a lungo. Verso l’ora nona approfittando del forte temporale lì vicino, che avrebbe impedito ogni ronda di gendarmi del vicino borgo, a circa sei miglia, tutto era pronto per la soppressione di quel cadavere…Paolo Roscio disse:
    
    “Dobbiamo farlo ora! Tra una un’ora ci sarà acqua a catinelle pure qui!”
    
    “Vado a prendere una torcia…”
    
    Dopo un paio di minuti Bonaldo tornò con in mano una torcia accesa. Paolo mise dell’altra paglia secca come innesco, e senza avvisarlo Bonaldo gettò la torcia ...
    ... sulla paglia, e Paolo sorpreso dall’inavvertito lancio per forza di cose indietreggiò. La pira prese fuoco, e con essa il corpo. Ci vollero due buone ore, durante le quali i due uomini non fecero mai mancare legna, e con la fortuna dei dilettanti non rimasero che tre frammenti dell’osso del cranio. Paolo ne prese uno che bruciava ancora e vi soffiò per abbassarne la temperatura, quindi lo baciò, lo pulì, e se lo mise in tasca. Bonaldo lo riprese pronto:
    
    “Cosa vorreste farci ?!”
    
    “Ci ero affezionato! Io badavo a lui! Mi raccolse dalla strada che mi avevano cacciato dal borgo per la mia omosessualità! Genitori non ne avevo mai avuti. Orfano da sempre! Da quando avevo quindici anni potevo mangiare solo un poco di pane, e scarti di carne, che qualche famiglia pietosa mi faceva trovare o per terra, o sulla cornice della finestra, poco prima del mio passaggio, ma non gradivano il mio ringraziare, che chiudevano l’uscio di scatto… Lui mi prese a palazzo affinché badassi a lui, e alla figlia; tanto essendo omosessuale, non gliel’avrei mai insidiata. Non lo contraddivo perché potevo mangiare minestra calda e carne, e dormire in un vero letto accanto a lui! Nel borgo di Fivigliano le ronde d’armigeri usavano battermi se vedevano che parlavo con qualcuno più giovane di me! Da quando ero addetto alla sua persona nessuno osa torcermi un capello… ma questo voi lo sapete già Bonaldo…”
    
    “E con quel frammento d’osso che vorreste fare?!”
    
    “Niente, lo terrò nella stoffa dei miei vestiti ...
«12...456...18»