Diario di Hélène - Capodanno a Roma
Data: 17/04/2023,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Tue Racconti
Autore: helene89@mail.com, Fonte: RaccontiErotici-Club
... strano, mentre insisteva osservando l’album, finché non si bloccò tutto ad un tratto spalancando gli occhi.
“Che cos’è questa?”
Volse il telefonino verso di lei, ed Hélène sentì improvvisamente tutto il mondo crollarle addosso; Samir le additava con fermezza, proprio quella foto che ella aveva scattato diverse settimane addietro, per inviarla al signor Mariano: un primo piano del didietro di lei, enorme e gonfio, deturpato da orribili bozzi e soprattutto ricoperto da un alone rossastro su ambedue i glutei pallidi e corrugati; un’immagine davvero squallida e vergognosa.
“Allora piccola… mi dici che cos’è questa?”
Samir lo riconobbe bene, benché non lo avesse mai visto tutto quanto malridotto in quel modo; ribadì fermamente la domanda, non aveva davvero alcuna voglia di scherzare.
Hélène non aveva cancellato quella foto, compiendo l’errore in assoluto più stupido e banale che una scellerata come lei potesse mai commettere: era stata attentissima e prudente per tutto quanto il resto dei dettagli; ma quella sciagurata fotografia era rimasta all’interno dell’album, assieme a tutte le altre, inopinatamente e stupidamente.
Raccolse tutto il coraggio di cui ella disponeva, ed abbozzò una timida risposta, senza celare il suo totale imbarazzo: “Ti devo spiegare …so che non ci crederai …ma io ti devo spiegare …devo”, e prese delicatamente a tremare.
“Che cosa c’è da spiegare? Questo coso qua lo conosco bene… ma cosa diavolo hai combinato?” ribadì il suo uomo, ...
... montando in una specie di collera senza però farsi notare da coloro che erano seduti accanto.
“Chi è stato?"
“Io… io non te l’ho mai detto…”, biascicò Hélène trattenendo a stento le lacrime; “che cosa? …cosa diavolo c’è da dire di questo coso qui?” rispose lui, sempre più adirato.
Lei disse: “…quando ero ragazza …lo scoprii senza volerlo”.
Samir tacque per un istante e la guardò negli occhi in modo assai severo, facendola sprofondare; poi riprese subito apostrofandola: “Tu sei una stupida, non immaginavo nemmeno che tu potessi essere così cretina: peggio di una bambina che prende botte per davvero”. Hélène non resistette, si sollevò e corse via da lui cercando con gli occhi pieni di lacrime, la porta del bagno in fondo al locale.
Tornarono verso l’albergo senza parlare, con lui che la teneva per mano trascinandosela dietro come un oggetto inerte; Hélène non aveva più il coraggio di guardarlo, sprofondata nel baratro della propria vergogna in una maniera assolutamente disperata e irreparabile.
Aveva lo sguardo basso quando un inserviente aprì loro la porta a vetri lungo la strada; con la sola coda dell’occhio, tenendo sempre il capo chino, ella in quell’istante vide ciò che non avrebbe affatto, voluto vedere: il signor Mariano era lì, impassibile, seduto accomodato su un elegante sofà, nell’ampia sala d’attesa situata accanto all’ingresso.
Se ne stava fermo in una calma imperturbabile, mentre con un ghigno ancor più sadico, la fissava insistentemente: era come se ...