1. Il girone della m - atto quinto - "io.volevo.vivere"


    Data: 08/03/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: CUMCONTROL

    ... cloaca. Nel letto dava della puttana a mia madre che aveva generato un merdaio umano che ero io. Ed io mi eccitavo, ritenendo lecite le sue licenze verbali.
    
    Per lui, almeno nelle fantasie del sesso, io avrei subito ogni mortificazione, dall’adulterio fino alla distruzione del mio io, ignorando che il potere di certi uomini sta nel realizzarle… le fantasie.
    
    E di passo in passo, l’Orco si svestì degli abiti civici della decenza. Fu lo scivolare e sempre più inconsapevole nel fondo dei suoi gironi. Lasciarlo prima che fosse troppo tardi, era il pensiero che mi prendeva, ma restavo folgorato dalla sua bellezza, dalla passione taurina e virile che ci metteva nell’unirsi con me nelle forme più impure. L’Orco aveva in sè questa forza, legarti a sé, prendendoti dal di dentro, e la fuga sarebbe stata promessa di sofferenze per un uomo come me che mai ebbe ad incontrare fino ad allora la più flebile delle carezze. L’amore “è” una malattia.
    
    Sulla strada venne in contro un uomo sulla cinquantina che non mi levò per un solo attimo gli occhi di dosso. Quando fu vicinissimo a me prese sotto la pioggia a sfoderarsi il cazzo. Un minchione pesante ed eretto che fece roteare nella pioggia. Mi fece un cenno con le due dita della mano, passandosela sotto la gola, mentre con l’altra mimava l’atto della carta igienica sul culo.
    
    Tirai dritto. Il cuore prese a battermi all’impazzata. Dopo il cimitero le prime case porticate. Entrai in farmacia e il farmacista mi riconobbe rilasciandomi ...
    ... un sorriso vischioso. Pose le mascherine nell’involto di carta che infilò in una busta, con quelle sue lente e melliflue mani viscide. Pagai e nell’uscire vidi dallo specchio l’uomo raggiunto da un suo subalterno, un giovanotto sorridente e pulito. I due mi guardarono in silenzio, poi si voltarono e sorrisero. Nei visi colsi la cupidigia, e nell’uscire mi voltai a guardare tra i vetri. Colsi il vecchio coi suoi grandi occhiali tastarsi anche lui la minchia. Un uomo corpulento, sulla sessantina, orribile. Nella vecchiaia si svela la rozza natura degli uomini, anche nelle menti dei più sapienti.
    
    Mi incamminai radente ai muri con la mia busta di plastica nella mano, ma mi bagnai comunque. Il cappuccio della mia felpa non era impermeabile e dalla sua fodera prese a trapassare l’acqua, stillandomi sul viso. Sostai sotto la tettoia del macellaio. Posai la busta sul rialto della vetrina dove mi appostai in attesa che l’acqua placasse la sua rabbia.
    
    Di tanto in tanto in strada correva qualcuno del paese. Uomini e donne pressoché brutti, invecchiati prima del tempo. Gente abbietta, invidiosa, meschina che alla domenica andava ancora a messa secondo le usanze del buon vestito tramandate dai vecchi padri.
    
    Spesso orribile, quest’umanità isolata delle valli fu costretta nei secoli a mescolarsi il sangue nelle combinazioni impure degli incesti. Gente che gareggiava nella vita civica del paese dando lustro ai propri atti. Ma nell’oscurità delle loro case, a porte chiuse, ciascuno ...
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