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Il girone della m - atto quinto - "io.volevo.vivere"
Data: 08/03/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: CUMCONTROL
... nutriva i bassi appetiti della propria carne. E’ in questo humus che il mio Riky aveva coltivato le sue devianze, e figlio di importante nobiltà per niente decaduta, realizzava ogni scelleratezza avvalendosi del potere del soldo. Accesi una sigaretta e dietro di me udii il battere violento della scure sul ceppo. Il macellaio stava infierendo sul corpo morto del maiale che mutilato degli arti, ora si concedeva disteso al taglio del ventre. Vidi le forti mani dell’uomo strappare via i visceri, divaricare con affanno il costato e con la scure procedeva sicuro a batterne le cartilagini. Quel macellaio, quel maneggiare sicuro la sua bestia, quegli stivali di gomma schiantati nel sangue sul pavimento, quella possanza virile sfuggita alla bruttezza degli uomini di quel luogo, prese a suscitarmi folgoranti risalite dal basso della mia libido. Mi fantasticai inerte su quel tavolo lasciando che l’uomo virile s’affaticasse su di me. Vidi riempirmi la patta di un’erezione che da quel momento non mi lasciò mai più. Aveva un pacco quel macellaio che lo rigonfiava sotto il ventre nonostante il grembiule. Nel voltarsi vidi le stringhe del grembiule venire giù oscillando su natiche d’acciaio. Poderose le spalle nella curva dei dorsali, eretta la schiena e prominenti le natiche del boia. Poi scomparve dietro il muro, e non colsi più che il gocciolare del sangue dal giaciglio ultimo della bestia. La pioggia prese a battere forte. Raggiunsi correndo la piazza alberata da cui si apre la ...
... vista mozzafiato della vallata. Sul ciglio del dirupo vi era un casolare in parte abbandonato e una pergola fittissima che nei giorni d’estate rendeva i favori delle ombre ai clienti di un baretto che occupava alla meglio una parte di esso. Chiesi della birra. Ne bevvi tre boccali. Mi sedetti al tavolo sotto la pergola nonostante dell’acqua vi grondasse. Il barista fu gentile e per niente incline a sguardi di cupidigia. Forse di me sapeva, ma fu civile e sorridente, nonostante quei suoi occhi corvini, troppo distanti tra loro da parere un pesce martello. D’un tratto mi resi conto che da una buona ora non pensavo più al mio Riky. Forse io potevo guarire, e semiperduto nelle nebbie dell’alcol mi graziai di quella pioggia, di quel fresco che ventilava sotto la pergola, di quella mia incessante erezione e benedicevo sotto voce quel buon uomo dagli occhi larghi. Io – volevo – vivere. Tornai a pensare, sorseggiando la mia birra. Perché mi innamorai dell’Orco? Era forse per tutti noi la trasposizione di un padre diverso dal proprio? Nell’omosessualità la figura del padre ci dice qualcosa. Mio padre fu con me un padre violento. Ricordo che mi chiuse in un armadio per un giorno intero per un non nulla che avevo combinato. Mi pestava d’innanzi ai miei amici e mi oltraggiava pubblicamente sputandomi in faccia. Appendeva la cinghia sopra la porta di casa, a monito di punizioni severissime ad ogni mio piccolo errore di condotta. Mia madre non potè nulla. Schiava di mio padre ...