1. Brasa scoerta - seconda parte


    Data: 11/03/2018, Categorie: Prime Esperienze Autore: Honeymark

    ... selezionato di una ventina di persone se ne sta seduto tranquillamente a godersi la scena. Pagano il biglietto per assistere.
    
    Le accarezzai le natiche e la fessura del culo. La sentii fremere.
    
    - Poi entrano i tre carnefici. Anche questi pagano per poter frustare la condannata. Sono in tre perché alla fine possiedono la condannata insieme, ognuno glielo mette nel posto prescelto.
    
    Le accarezzai la base del culo.
    
    - Possono frustarle solo il culo.
    
    Ebbe un altro fremito, era quasi pronta.
    
    - Danno un minimo di 5 frustate a testa, alternandosi. Ogni volta devono palpare il culo prima di colpirlo.
    
    Le toccai il buco del culo con il medio. Sentii che adesso era pronta.
    
    - Io invece non ti legherò perché sei volontaria, – precisai. – Niente pubblico perché è una cosa tra me e te. Ti darò cinque frustate, poi ti palperò, pi altre cinque frustate. Per sospendere basta che ti giri. Se ne vuoi di più, basta che resti in quella posizione anche dopo averne prese cinque. Alla fine ti inculerò.
    
    Abbassò la testa e attese trepidante.
    
    Accesi lo stereo e avviai un pezzo dei Pink Floyd, «One of the next days».
    
    Presi la frusta e mi portai a lei. Avvicinai il gatto alle natiche di Lorenza, in modo che sentisse strofinare le fettuccine di cuoio. Era un approccio doveroso per farla socializzare con la sferza. Non è una cosa da niente: è necessario sia se lo fai per punire che se lo fai per generare piacere. La frusta è il contatto tra il carnefice e la condannata, tra ...
    ... il sado e il maso, tra la passione e l’estasi.
    
    Passai nuovamente il gatto tra le natiche e lei ebbe un brivido. Allontanai la mano, caricai il braccio e con tutta la forza la colpii dal basso all’alto, leggermente di traverso seguendo la fessura del culo. Non si sentì il rumore perché avevo atteso il momento giusto dei Pink Floyd.
    
    Lei ebbe un sobbalzo fantastico, come se la avessi colpita con la frusta da bue. Le natiche avevano ballato sconciamente al passaggio delle code ed entrambi provammo un vergognoso senso di piacere malvagio.
    
    Aveva tirato la testa in dietro di scatto, ma non si era lamentata.
    
    Le diedi subito il secondo colpo e lei sobbalzò spalancando la bocca senza emettere urla. Le natiche, tremanti, parlavano per lei.
    
    Il terzo colpo lo diedi con precisione professionale. Volevo che sentisse male e che per questo mi fosse grata. Non urlò. Sbatté la testa a destra e a sinistra, come per dire no, sbavando e lacrimando.
    
    Al quarto colpo lei allargò le braccia e guardò in su, come per invocare l’Onnipotente, ma non si scostò. Le natiche sbattevano come se applaudissero ai colpi ricevuti.
    
    Il quinto colpo glielo diedi a due mani, in modo da allargarle le natiche e vederle il buco del culo per una frazione di secondo.
    
    Lei, per tutta reazione, si girò verso di me, braccia sopra la testa, gambe divaricate. Lo presi come un invito e le diedi un colpaccio di gatto agli inguini in modo che la figa si sentisse brutalizzata. Gridò di piacere e poi corse a ...
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