Emanuele 2.0
Data: 24/03/2018,
Categorie:
Prime Esperienze
Autore: honeybear
... pensieri e mi avvicino alla pregiata credenza in mogano da cui estraggo l’occorrente per imbandire la mensa.
In cucina trovo invece lo scaldavivande con le varie portate e, nel frigo, i beveraggi.
Li avviso che è pronto: prima di accomodarsi mi concedono un lungo, appassionato bacio a tre.
Mentre li servo a tavola, li osservo mangiare di gusto. La catena ha ripreso il suo posto tra i miei denti
Fanno decisamente onore alla cena, mentre il tono della conversazione si fa più confidenziale: Alberto chiede al coach come stanno il figlio e la moglie… E se la seconda gravidanza di quest’ultima sta procedendo bene!!!!
Sono sbalordito da ciò che sento! Com’è diverso l’uomo che mi sta vessando dal punto di vista fisico oltre che psicologico e che mi sta facendo provare questo tipo di piacere così estremo da quello, a suo modo comunque severo ed intransigente, con cui mi alleno cinque giorni a settimana!!
Dovrei oltretutto essere disgustato dai loro discorsi, totalmente avulsi dalla situazione che stiamo vivendo; ma con mio enorme stupore, non ci riesco…
Torno a concentrarmi sul mio ruolo (e forse sta proprio in questa parola, la chiave di tutto…) e sparecchio portando via dei piatti praticamente puliti da quanto hanno apprezzato la cena!
Per me non è rimasto nulla, neanche una foglia di insalata. E i morsi della fame si fanno sentire!!!!
“Tranquilla abbiamo pensato anche a te! - a quelle parole tiro un sospiro di sollievo – Prima però finisci di rassettare ...
... e mettere in ordine la cucina!”
Alberto si dirige verso la dispensa prendendo due ciotole. Una è piena; nell’altra ci versa dell’acqua.
“Quando avrai finito raggiungici in veranda!” non so cosa possano avere in mente.
“E mi raccomando di scodinzolare!” aggiunge il coach riavvitandomi il plug.
Sbrigo le faccende in pochi minuti e, dimenandomi come l’animale che vogliono sia, mi presento sulla porta della veranda con il collare in bocca.
Me lo sganciano, sostituendolo con una lunga catena fissata ad un gancio nel muro. Alberto appoggia le ciotole ai piedi delle poltrone su cui si siedono dopo essersi abbassarti i pantaloni ed aver iniziato a masturbarsi.
“Forza avvicinati! Vieni avanti schiavo! Accomodati e buon appetito!”
Inizio ad avanzare a quattro zampe. La catena si tende sempre più. Vedo la mia ricompensa a pochi passi da me… Ma ad un tratto mi devo fermare…
“Come, non ci arrivi?? Eh!? Non ci arrivi!!!! – più cerco di allungarmi e più mi sento strozzare – Su, avanti… Ancora un piccolo sforzo e ci sei…” mi deridono. Provo a tirare con più forza, ma è metallo quello che m’imprigiona, non un elastico. Nell’ultimo, estremo tentativo, credo di cominciare a perdere i sensi. Mi lasco andare.
Sento una carezza sulla testa e la catena che si sgancia (devono aver fatto male i conti. Nessuno è perfetto, del resto…).
“Vieni qui da bravo!” il mondo intorno a me riprende le sue forme e i suoi colori e mi ritrovo con il naso davanti alla ciotola e al cazzo ...