Il bicchiere
Data: 29/03/2018,
Categorie:
Tradimenti
Autore: HarrymetSally
... voleva discutere, ma non ero affatto sicura di volergli concedere alcunché. Non si trattava di un senso di lealtà verso il mio amore clandestino, benché fossi pazza di lui. Nella mia testa, finché non mi fai tua, sono di chiunque. Il punto era che non avevo deciso se quel tizio mi piaceva o meno. Certo, si trattava di un uomo attraente, alto e muscoloso con occhi molto intensi e una fossetta sul mento che di solito trovavo irresistibile. Tuttavia, i suoi modi possedevano qualcosa di artificiale e fasullo, come se mettesse su un’impalcatura di se stesso, mentre il vero e proprio edificio non era ancora finito.
“Ecco, so che la cosa può apparire indelicata…”
“Sei stato indelicato dal momento in cui hai suonato alla mia porta e ti sei accomodato come se fossi a casa tua. Che differenza vuoi che faccia ora?”
“Dritta al punto, eh?” disse, abbassando appena lo sguardo e grattandosi la testa, a disagio.
“Fa risparmiare tempo.”
“Non so da dove cominciare, si tratta di una cosa molto…”
“Delicata?” lo schernii. Il mio atteggiamento dovette farlo infuriare, perché i suoi occhi si accesero di una nuova determinazione. Raddrizzò le spalle e si schiarì la voce.
“D’accordo – disse – sarò molto breve, così non ti farò perdere tempo. Ho le prove della tua infedeltà coniugale.”
Infedeltà coniugale. Disse proprio così, come se ci trovassimo in tribunale e lui stesse arringando un’ipotetica giuria. Nessuna sfumatura morale sul fatto che fossi una puttana, e nemmeno un ...
... ammiccamento al fatto che ero una che si dava da fare. Ero una moglie infedele come tante. Certificata, a quanto pareva.
“Quindi?” dissi, aggressiva.
“Quindi credo che dovremmo accordarci su come gestire queste informazioni” disse lui, stravaccandosi sul divano, le braccia larghe adagiate lungo lo schienale e le gambe spalancate a mostrare il pacco, in uno strafottente segno di dominanza.
“Un po’ banale come ricatto, non trovi?”
“A volte sono meglio le cose semplici.” Mi si avvicinò, estraendo il cellulare dalla tasca del jeans, non senza una certa fatica dato che gli aderivano quasi come una seconda pelle.
“Ecco, guarda” disse.
Mi porse un iPhone dalla cover dorata, con impresso una specie di stemma pirata, un teschio con due pistole ai lati. Lo trovai pacchiano e, a suo modo, delizioso, così in linea con il personaggio e la situazione che quasi mi piacque. In fondo, era un atto di pirateria, no?
C’erano diversi file nella memoria del telefono. Alcuni di essi erano foto scattate durante le mie nottate latino-americane. Qualche pomiciata con i tamarri locali, qualche mano un po’ più audace e un mezzo pompino che avevo abbozzato a un tizio nel bagno delle signore, prima di rendermi conto che avevo voglia di tornare a casa.
Altri erano file audio, registrazioni di intensa attività sessuale casalinga, e a giudicare dalle mie selvagge grida di piacere non si trattava di mio marito. Mi rifiutavo di credere che ci fossero dei microfoni nell’appartamento per cui ...