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Love is in the air - parte 5
Data: 04/04/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: HegelStrikesBack
... brutalità. “Si vede che nessuno gli ha dato del cazzo ieri sera.” Pensava di aver fatto la battuta divertente, invece non solo non ha riso nessuno ma è calato uno di quei silenzi imbarazzantissimi e disagevoli, pesanti come la domenica pomeriggio. Pensava anche di non essere sentito da me, ma appunto il tono di voce un po’ alto ha permesso alle mie orecchie di sentire tutto. Il cazziatone è un piatto che va servito freddo. Ho aspettato tutta la mattinata, l’ho massacrato di tasks da portare a compimento e poi l’ho convocato nel mio ufficio. Non posso dire nemmeno di averlo visto entrare con aria spavalda perchè non ho nemmeno alzato lo sguardo dal MacBook. “Mi ha fatto chiamare capo?” “Siediti” Aspettava una domanda che però tardò ad arrivare e fu più diretta di quello che si aspettasse. “Che problema hai con me?” “Nessuno capo figuriamoci!” “Cazzate. Ti ho sentito stamattina quando hai fatto quella battuta di pessimo gusto. Ti vedo come mi guardi storto. È perchè sono così?” “Così come?” “Frocio.” “Non intendevo quello.” Lo guardai dritto negli occhi, occhi verdi come gli smeraldi più puri, occhi belli. “Tu non hai idea come ci si senta a quarantasei anni a rimettere in discussione la propria vita, a perdere la donna che hai amato e l’uomo che ti ha fatto capire che tutto quello in cui credevi era un’illusione. E ciò che è peggio non te ne frega e pensi che sia un tuo diritto fare della facile ironia da bar dello sport alla ...
... macchinetta del caffè con i colleghi per sentirti più uomo, più macho e più virile di quel finocchio del tuo datore di lavoro che come hai acutamente osservato ieri sera non è stato preso a pisellate da un qualsivoglia energumeno. Beh, ti sbagli di grosso. E quel rispetto me lo devi. Se non come tuo datore di lavoro come essere umano. Altrimenti quella è la porta. Chiaro?” Abbassai di nuovo la testa sul portatile, incurante di ogni sua possibile reazione. Rimase seduto ancora qualche istante e poi aggiunse: “Chiarissimo.” Chiusa una porta si riapre un cassetto: il primo della scrivania, quello che contiene le foto di me e Seba a Quai d’Austerlitz. Le guardo, le sfioro distrattamente con l’indice. Mi scopro a parlargli dicendo: “Guarda da che mi tocca difendermi per colpa tua.” Richiudo il cassetto e proseguo la giornata lavorativa in santa pace, evitando accuratamente ogni forma di contatto con Francesco. Scoppia un temporale. La tempesta perfetta. Milano impazzisce idrofoba. La gente disimpara a guidare, s’agghinda per un venerdì sera troppo top e io mi aggiro tra i banchi frigo del supermercato per comprarmi qualcosa di buono. Il tempo di arrivare a casa, appoggiare le buste in cucina e infilare una felpa che il citofono suona all’impazzata. Penso subito al peggio: Sebastiano si è accorto che gli ho bloccato le telefonate e adesso si presenta qua a farmi la piazzata, sta a vedere. Già sul piede di guerra mi accingo ad aprire la porta e litigare. ...