1. 12 - quella manosanta!


    Data: 09/04/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: samantho91

    ... rispondevo "ahaha mi ami di sabato perché vieni qui a passare il week end e sai che se non mi ami io non te lo do..." :D
    
    Quindi era stato tanto buffo, dolce e divertente allo stesso tempo quel "Sai com'è: oggi ti amo!". Poi guardarlo dalla finestra mentre lo diceva, con quel faccino così angelico e cuccioloso, fu indescrivibilmente tenero.
    
    Corsi giù ad aprirgli senza chiudere la telefonata, mentre scendevo gli dicevo che era una peste incredibile e lui rispondeva "beh si modestamente". Aprii dal citofono il cancelletto e quando raggiunsi la porta per aprirla lui era li, ancora col cellulare all'orecchio, più bello che mai. Il mio uomo stupendo!!!
    
    "Ciao Chicco" mi disse, e fu divertente perché lo disse al telefono pur essendo a qualche centimetro da me.
    
    "Ciao peste mia" risposi, sempre al cellulare.
    
    Entrò, richiusi la porta e li sull'ingresso ci scambiammo un baciò lunghissimo e infinitamente dolce (tanto ero solo in casa, a quell'ora erano tutti a lavoro). In un momento non ben precisato del bacio, le nostre braccia scivolarono giù staccando i cellulari dalle orecchie, automaticamente senza neppure guardarli chiudemmo la telefonata e li riponemmo in tasca in modo da avere entrambe le mani libere per abbracciarci e accarezzarci. Non so se avesse usato un bagnoschiuma nuovo o se ero suggestionato dall'innamoramento alle stelle, ma il suo odore mi mandava ancora più in estasi del solito.
    
    "Ti amo!"
    
    "Anche io cucciolo"
    
    "Ti amo meda meda*"
    
    "Anche io, ...
    ... mera mera*"
    
    (* Sia "meda meda" che "mera mera" vogliono dire, letteralmente, "molto molto". Il primo è più usato nei paesini, mentre il secondo è più diffuso in città. Io, come ogni buon cagliaritano, odiavo che venisse pronunciato con la D anziché con la R, lui odiava il viceversa. Non odiavo quel modo di pronunciare soltanto quando lo diceva lui, e ciò era reciproco)
    
    Ci facemmo una lunga coccola portandoci lentamente, rimanendo abbracciati, fino al divano. Li ci mettemmo comodi a cucciolare a lungo. Gradualmente le carezze diventavano via via più audaci ed emozionanti.
    
    "Beh, te lo sei preparato il buchino?" mi chiese. Tra le righe sapevo in che senso lo chiedeva: ogni volta che ci dovevamo vedere io lo preparavo... nel senso "igienico" del termine, con ancora più meticolosità di quanta già abitualmente dedicavo all'igiene intima. Ci tenevamo entrambi perché col culetto perfettamente pulito potevamo permetterci giochetti come appunto tirare fuori il cazzo e farmelo succhiare per ripulire la sborra, oppure tirarmi fuori la sborra con le dita e farmela leccare.
    
    Io purtroppo però non l'avevo ancora fatto: in genere lo facevo il più tardi possibile, perché a farlo troppo presto si correva il rischio che poi non fosse già più pulito quando avrei poi fatto sesso. Io sapevo di doverlo andare a prendere a mezzogiorno, non mi aspettavo che fosse da me alle dieci.
    
    "Ehm no... non l'avevo ancora fatto. Non mi aspettavo questa splendida sorpresa. A proposito: ma non ti sei ...
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