Giochi di corda
Data: 17/04/2018,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: maxxx13
... molte occasioni di lavorare fianco a fianco con questo magnifico orso.
- Non le spiace se mi accendo un sigaro, vero? Per celebrare.
- No, no, faccia pure.
L’ho visto qualche volta fumare alla finestra del suo ufficio, ma non l’ha mai fatto mentre lavoravamo insieme.
- Lei non fuma, vero?
Scuoto la testa, mentre si accende il sigaro.
- No.
- Spero che non le dia fastidio il sigaro.
- No, ha un buon odore.
Lui fuma tranquillo e sorride. Tra di noi cala il silenzio e io mi sento un po’ a disagio. Siamo seduti di fianco, quasi a contatto, ma adesso che abbiamo finito il lavoro, questa vicinanza non ha più motivo di essere. Lui non mi congeda. Dovrei chiedere a lui, se io posso andare, ma non lo faccio. Mi godo questo momento, lo guardo che fuma il suo sigaro e rimango in silenzio.
Il silenzio però diventa imbarazzante, per me almeno: lui sembra tranquillissimo. Ma non so davvero che cosa potrei dire. A un certo punto mi schiarisco la gola e faccio per chiedergli se posso andare: non ha davvero senso che io rimanga qui. Ma lui mi previene.
- Ora che abbiamo finito con il lavoro, potremmo festeggiare, no? Che ne dice?
Non capisco bene che cosa intenda. Si è voltato verso di me e nel suo sorriso c’è di certo molta ironia.
- In che senso, scusi?
- Siamo soli in questo ufficio. Non passerà nessuno.
Deglutisco. Non sono sicuro di aver capito.
- Insomma, Pierluigi Rodi, io ti piaccio e tu mi piaci, qui non c’è nessuno e potremmo ...
... dedicarci a… un passatempo piacevole.
Scoppia a ridere.
Non so come abbia fatto a capire che lui mi piace, ma non mi stupisce che ci sia arrivato: ci siamo frequentati più di due innamorati nell’ultimo mese e ogni tanto mi ha sorpreso a contemplarlo nei momenti di pausa.
Io sorrido e dico:
- Non intende propormi una partita a Monopoli, vero?
- Neanche una mano a poker.
Ride di nuovo.
- Per me va bene, capo.
- Puoi chiamarmi Tobia.
- E tu Pier.
Detesto il mio nome completo, scelto da mia madre perché un cognome breve richiede un nome lungo, preferibilmente doppio (c’è sempre qualcuno che spara stronzate di questo genere, senza preoccuparsi di condannare un povero innocente, che non è neppure nato, a portarsi dietro certi obbrobri per tutta la vita).
Tobia posa il sigaro, si alza e io lo imito. Mi abbraccia e poi mi bacia sulla bocca, mentre le sue mani, senza nessun ritegno, mi palpeggiano il culo. Considerando il livello della mia vita sessuale negli ultimi trenta giorni, già questo è sconvolgente. Se poi ci aggiungiamo che mi si è appiccicato addosso, che sento una pressione particolarmente piacevole contro il ventre e che la sua lingua tra un po’ raggiunge le mie corde vocali, insomma, potremmo dire che è una resurrezione. E, in effetti, qualcuno che dormiva si è levato in piedi e fa la voce grossa, certo che sarà (infine) ascoltato e avrà modo di conoscere qualche cosa di meglio di una mano con cui condivide il corpo da una trentina d’anni.
Le ...