Alma e i suoi uomini
Data: 09/09/2017,
Categorie:
Sesso di Gruppo
Autore: Bollentispiriti
... svizzero sopravanzava Giorgio di una testa. Erano attaccati come una sfera di Magdeburgo. Si buttarono sul lenzuolo fosforescente come attratti da quel raggio verde. Si stavano segando, strofinando i sessi uno contro l’altro, mentre le bocche si succhiavano e si slinguavano da matti. Non so se s’accorsero o meno della mia presenza, certo è che non ne erano intimiditi. Dopo vari contorcimenti e sbuffi si disposero a 69, incastrandosi nel nuovo gioco. La verga targata “edelweiss” era sproporzionatamente lunga rispetto a quella di Giorgio, ma entrambe venivano lavorate bene dalle rispettive bocche. Giorgio faceva fatica a raggiungere la metà dell’asta, mentre Charles la divorava tutta fino alle palle. Il giochino sembrava non finire mai, mentre io, in attesa sul mio letto, dimenavo la passerina infuocata. La mia pelle bruciava di desiderio. Finalmente Teo, seguito da una scia di profum d’homme de Paris che avevo lasciato per lui sulla mensola del bagno, arrivò. Me ne accorsi solo per l’intenso profumo e per la pressione che fece sul letto, raggiungendo la farfallina che agitava le ali per attirare il maschio. Poi, azionò la spatola che quasi mi raschiò la “gemma” posta a guardia della caverna. I capezzoli s’indurirono di colpo mentre le arterie temporali cominciavano a battere contro le pareti della testa. Chiusi gli occhi stringendo la sua testa fra le cosce. Non avrei voluto che smettesse più. Intanto, di sottecchi, girai lo sguardo nel vuoto. Ero in estasi. Fui attratta dagli ...
... sbuffi che dal letto accanto aumentavano di intensità. Teo, intanto, continuava a leccarmi scendendo sempre più in profondità. Poi lasciò che la mia gemma trovasse riposo, risalendo sulle alture dell’addome fino all’ombelico a cui dedicò la dovuta attenzione. Ora sentivo un ansare, uno sbuffare, un ringhiare di animali che si affrontano. Un ruggito da tigre ferita mi spaventò. I due omoni sul palcoscenico affianco si esibivano nella penetrazione intercrurale della posizione “del missionario”, insomma. Il gigante sopraffaceva mio marito che allargava le gambe in alto, curando di tenerle ben aperte con le mani all’altezza dell’ano per facilitare la penetrazione. Dalla posizione in cui ero, vedevo l’attributo del gigante che lentamente scompariva nella cavità che stentava a raggiungere l’apertura desiderata. Lo svizzero si teneva ben sollevato con il busto, imponendo la sua statura, sì da accostarsi il più possibile al buchetto del succube consenziente. Ogni tanto oliava la sua trivella, le cui dimensioni non arrestavano la caparbia pervicacia degli sforzi del penetratore per farlo accettare completamente dal suo sodale. E mio marito ringhiava per l’intensità della discesa che lo sbudellava senza dargli la possibilità di prendere fiato. Non s’arrestava l’asta, imperterrita. Finché non fu dentro per tre quarti. Di più non era possibile. Troppo lungo! Lui si contorceva pur cercando di contenerlo il più possibile. Solo quando si accertò che non poteva più entrare quel macellaio si ...