1. Le mie nozze d'argento... ovvero la conclamazione delle mie corna.


    Data: 27/04/2018, Categorie: Sesso di Gruppo Autore: cuckold211

    ... sentire anche a lui l'inebriante odore e sapore della mia fica? Lo farò impazzire, perché nel frattempo ingoierò, fino all'ugola, il suo cazzo, leccandolo da cima a fondo, testicoli compresi. Voglio che mi dica che sono una "puttana", perché nell'occasione lo sarò davvero, ma non per lui, bensì per te, perché solo così potrò arricchire la tua corona di "corna". Ne sei felice, amore mio?
    
    -- Certo, tesoro, e... se vorrà anche questo tuo buchetto, poco esplorato, perché dici che senti male e ti reprime l'orgasmo?
    
    -- Quanto sei porco, amore mio! Non lo so se glielo concederò... tutto dipenderà dall'eccitazione del momento... da quanto, e se, sarà riuscito a farmi toccare le vette della voluttà.
    
    Queste le premesse concettuali che hanno ispirato e condizionato l'intera mia vita sessuale.
    
    Per quanto invece riguarda il concetto di matrimonio e/o nozze, saranno stati i miei studi classici o cos'altro, non so, ma quando sento pronunciare quei vocaboli, il cuore mi si riempie di gioia e la mente vaga...
    
    Sì, vaga molto al di là del significato di "unione" che oggi noi attribuiamo a quei termini.
    
    Il significato di "nozze" prelude a ben altro, e cioè alla imminente "deflorazione" della sposa (forse oggi obsoleta) di cui, un tempo, bisognava fornire prova. In parole povere si potrebbe dire che il matrimonio non è altro che l'autorizzazione, data alla sposa, di usare il suo sesso (al fine di procreare?). Ma, a parte questo nobile scopo, perseguito dai moralisti, quello più ...
    ... pratico e immediato è la "deflorazione", la rottura dell'imene (non a caso gli antichi definivano il matrimonio: "imeneo"), che, per certi versi, dava "adito", "apriva" al diritto alla sessualità della donna che, a parte, il nobile scopo di cui sopra, la affrancava dalla schiavitù dell'illibatezza, per godere dei piaceri della vita.
    
    Spesso, l'imeneo confluiva in un'orgia, in cui tutti i partecipanti al festino si prodigavano ad augurare agli sposi, mille e ancora mille, di quel giorno, bevendo al calice della voluttà in onore del dio "Eros".
    
    Che alla deflorazione della giovane si desse un valore ed una importanza particolare è dimostrato dall'istituzione, nel medioevo, dello "Ius primae noctis", dovuto al signore/padrone del feudo, cui tutto apparteneva, anche il corpo delle fanciulle nate e cresciute sui suoi possedimenti.
    
    Quella turpe usanza, con qualche rimaneggiamento, è pervenuta fino ai giorni nostri, configurata e definita dal termine "possesso": si pensi a certi clan, dove al padre/padrone spetta il diritto di copulare con tutte le femmine che, a qualunque titolo (sorelle, figlie, nuore, nipoti), ne facciano parte.
    
    La concezione del maschio di guardare alla propria moglie non come un essere umano, ma come una cosa di cui egli abbia l'esclusivo uso, è un tabù da abbattere, perché retaggio di popoli primitivi e non già di una società da secondo millennio.
    
    Tornando, quindi, al termine "matrimonio", "nozze" o "imeneo", che dir si voglia, pensate quale gioia ...
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