1. Indovinelli Popolari Osceni


    Data: 09/09/2018, Categorie: Comici Autore: Leliste

    ... muvia” (un vecchio, in mezzo alle gambe, lunga ce l'aveva e la muoveva.) Lei era presa ormai da un calore indomabile. Stava prendendo fuoco con tutta la veste. Non poteva stare in quel modo, non dopo quelle parole! Decisa a spostarsi, si alzò e si parò in prima fila, davanti al Vescovo che giusto quella sera cantava messa al posto del parroco malato. Egli si capiva che era un Vescovo, teneva infatti una quantità incredibile di orpelli e gioielli al volto, al collo e alle braccia, nonché degli anelli opulenti e sfarzosi. Rosalia capì che quello era il peso della devozione. Il valore della fede! Non poteva essere altrimenti... Non fece nemmeno in tempo di finire quella santa riflessione che il Pitrè si avvicinò e le si sedette accanto. Egli a quel punto, non curante del fatto che Rosalia tremava tutta - e non certo per il freddo - , sussurrò: “Monsignori l'avi grossu, lu Papa cchiù di cchiù, a li fimmini cci piaci: si lu mettinu a tri a dù” (Monsignore l'ha grosso, il papa ancora di più, alle donne piace e se ne mettono due o tre alla volta) Rosalia guardò dritta negli occhi del Pitrè. Ormai la vampa era incontenibile. Gli prese una mano e se la posò in mezzo alle cosce. Sfregò con forza, davanti a tutta la messa. Era quasi indemoniata. Pitrè non si mosse. Non parlò. Era ammammaloccuto (shoccato). Rosalia si alzò e si tirò d'appresso lo storiografo. Se lo portò all'ingresso, dietro una delle colonne. “Signor Pitrè, mi tocchi. Non ce la faccio più.” “Signora Rosalia, ma ...
    ... perché?” “Lei ha voluto tirare fuori il diavolo che c'è nelle mie carni! Se lo prenda...ora è tutto suo!” “Ma non sia scortese... ma lo vede dove siamo?” Disse Pitrè mentre inesorabile palpava le morbide mammelle di donna Rosalia. “Mi dica che sono ignobile, che sono fitusa (sporca), che sono sdisonorata. Così voglio essere!” replicò lei. Mentre diceva tutte queste sconcerie, afferrò il cavallo del Pitré e lo stritolò così forte da far emettere un grido al povero storiografo inerme. Il vescovo taliò dalla distanza e domandò “Che andate facendo, voi laggiù?” Il Pitrè si pietrificò, come in una sorta di rispettoso omaggio al nome che portava. Rosalia, invece, era tutt'altro che candida come una rosa. Sembrava ormai una assatanata. “Niente, vescovo, continui! Mi sono sentita male e il signor Pitrè mi dava una mano a ricompormi!” Si strusciò il culo sul Pitrè. Si fece toccare dappertutto. Si toccava con le sue stesse mani che fino a prima avevano toccato altre sacralità. Si tolse per sempre la serpe che la divorava da dentro. Si lasciò andare in un grido quasi espiatorio. “Signora Rosalia! La prego!” Disse il pitrè quasi in procinto di scoppiare. “Signor Pitrè, è lei il porco! E ora lo sugnu macari io, mi ha capito?” disse Rosalia. “No!” rispose il Pitrè. Rosalia accellerò la strusciata, guardando minacciosa e vogliosa il povero cristiano indifeso. “Ora ha capito?” “Ma io... Ma io!” E il Pitrè venne, dentro i pantaloni. Rosalia avvertì il silenzio. Guardò verso il vescovo, sconvolto, si ...
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