Il compagno di classe di mio figlio 2
Data: 16/11/2018,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: Raccontando
... me e, dopo avergli gridato “sei un fottuto coglione” gli mollai un altro sonoro schiaffo che gli lasciò il segno sulla guancia. Dai suoi occhi sgorgarono delle lacrime e questo mi inibì un po’. Tornai in me e, improvvisamente, mi sentii schiacciato dal rimorso e dalla paura.
«Finiamola qui», gli dissi, «rivestiti».
«Mi scusi signor Mario».
«Dai rivestiti e non parliamone più. Se vuoi puoi continuare a lavorare qui; se te ne vuoi andare, fa pure. Io non so che mi è preso … scusa».
«Voglio restare sigor Ma’». La sua risposta fu repentina, proveniva da dentro.
Lo guardai con riacceso interesse. I nostri corpi erano sudati e, benché Giovanni non fosse particolarmente bello, lo desideravo ardentemente. Tuttavia dovevo capire se continuare con lui o lasciar perdere.
«Giovà quello che è successo muore qua, va bene?»
«Ok signor Ma, ma se vuole posso imparare».
Mi bastò questo per spazzare via i dubbi e le preoccupazioni che mi ero posto. La mia libidine tornò nuovamente ai livelli di poco prima e mi avvicinai a lui con uno sguardo carico di desiderio sessuale.
«Allora ti piace il cazzo Giovà?»
Lui non rispondeva. Restava in silenzio, indietreggiando al mio incedere minaccioso.
«Ti piace il cazzo e non sai neanche succhiarlo. Allora te lo devo mettere nel culo». Mi sorprendevo di me stesso, dicevo quelle parole senza pensarci, come se fossero state nascoste nel mio animo per poi riaffiorare.
Giovanni continuava a camminare all’indietro fin quando ...
... una macchina non arrestò la sua corsa. Era bloccato. Con uno scatto fulmineo lo afferrai dalle spalle e lo voltai facendolo stendere sul cofano con la pancia in giù. Il mio petto era incollato alla sua schiena e il mio cazzo già cercava di sfondare quel buco di culo sicuramente vergine. La sua guancia era appoggiata alla macchina e col mio peso sopra era completamente immobilizzato. Sentivo il suo corpo fremere sotto di me e non mi interessava capire se fosse paura o eccitazione. In ogni caso lo avrei scopato.
«Vediamo se col culo sei più bravo che con la bocca».
Sputai su due mie dita e, tenendolo sempre immobilizzato, le feci scorrere tra le sue pelose chiappe. Con le mie gambe allargai le sue perché fosse pronto a ricevere la mia minchia. La saliva e il sudore agirono da ottimo lubrificante e, senza troppe cerimonie, infilai le due dita nel caldo buco del mio dipendente. Emise un acuto grido di dolore ed io, per prevenirne altri, gli bloccai la bocca con l’altra mano.
«Non gridare stronzo che ti licenzio. Ti lascio in mezzo alla strada e poi devi andare a battere come le puttane». Puntai, quindi, il mio cazzo sul suo forellino tremante e glielo spinsi tutto dentro. Le sue urla di dolore si spensero nella mia mano. Tuttavia, dopo un irrigidimento iniziale, il suo corpo istintivamente cominciò ad assecondare i miei osceni affondi per provare meno il dolore. A poco a poco le sue grida diminuirono di intensità e la sua totale immobilità mi consentì di proseguire la ...