Violentata in caserma
Data: 22/02/2019,
Categorie:
Trans
Autore: claudia_cross, Fonte: Annunci69
... entusiasmo.
Ero nuda davanti a lui, portavo soltanto l'intimo e lui era ancora in mimetica, con un pacco gonfio che mi faceva eccitare da morire. Mi piaceva trovarmi nuda davanti ad un uomo vestito. Se poi l'uomo era in divisa, allora...
“Girati”
Ubbidii e mi girai dandogli le spalle.
“Porta le mani dietro la schiena”
Ubbidii. Lui prese le manette e me le mise di nuovo attorno ai polsi.
“Chinati”
Mi appoggiai sulla scrivania che si trovava davanti a me.
“Apri le gambe, troia”
Ubbidii.
Sentii il rumore della zip, poi avvertii la presenza del suo cazzo che si appoggiava tra le mie natiche e faceva pressione.
Le sue mani mi allargarono le natiche, quindi lui fece un passo indietro, si chinò e sputò sul mio buchetto per lubrificarlo, quindi si avvicinò di nuovo, le sue mani allargarono le mie natiche e sentii il suo membro forzare il mio buchetto.
Fu gentile, fece in modo che entrasse lentamente, lasciando che mi abituassi alla dilatazione gradualmente.
Ma il suo cazzo entrava inesorabilmente dentro di me, centimetro dopo centimetro, e sembrava non finire mai.
Alla fine sentii che era entrato tutto, quindi Mario iniziò a chiavarmi pompando dentro e fuori, lentamente.
Man mano il ritmo aumentava ed i colpi si facevano più decisi, stavo impazzendo dal piacere.
Gemevo perché mi piaceva e volevo che lui lo sapesse dai miei gemiti.
Mi stantuffò per un bel po', io desideravo che mi desse colpi ancora più forti ma non potendo parlare lo ...
... incitavo con i miei gemiti. La cosa funzionava, perché lui si faceva sempre più deciso e violento. Ero in estasi.
Poi d'un tratto si fermò, sfilò la sua nerchia e si tirò su i pantaloni, mi fece tirare su e poi mi disse: “In ginocchio.”
Stavolta prese un panno che si trovava sulla scrivania e mi bendò gli occhi. Come sempre io non opposi resistenza.
“Aspetta qui, cagna.”
Sentii che si allontanava e mi accorsi che spense la luce prima di chiudere la porta: il buio si fece totale attorno a me.
Mi ritrovavo nuovamente nella situazione di un'ora prima: ammanettata, bendata e nuda, inginocchiata al buio in un locale nel quale ero stata rinchiusa dentro.
Desideravo ancora cazzo e speravo che quel cazzo mi avrebbe riempita di sperma. Ma non prima che quell'uomo avesse ancora pesantemente abusato di me, picchiandomi ed umiliandomi. Lo desideravo con tutta me stessa.
Il buio profondo mi era complice, lasciandomi eccitata mentre io, come una preda rapita mi trovavo rinchiusa in un luogo a me sconosciuto da un uomo che continuava ad abusare di me.
Non desideravo altro.
Il tempo che trascorrevo rinchiusa al buio era un altro elemento di abuso: più tempo trascorreva e maggiore sarebbe stato il periodo di segregazione: mi piaceva da morire.
Per di più sapevo che quel periodo di segregazione sarebbe stato interrotto soltanto da un ulteriore abuso sessuale da parte del mio carceriere.
Pensavo a queso quando sentii aprirsi la porta in qualche stanza in fondo, ...