Secrezioni: "Incontro Mirna"
Data: 10/05/2019,
Categorie:
Etero
Autore: renart
... ha paura – lo noto dal modo nervoso con cui si mordicchia il labbro inferiore. Ha paura che spifferi tutto a Veronica. Il che non è da escludersi. Mirna infila la sua Fiat 500 nuova di pacca nel traffico di via Petrarca, direzione sudovest, verso via Manzoni. Guida concentrata, in silenzio. Il traffico sfila abbastanza e dopo una decina di minuti percorriamo viale Virgilio, puntando i due pilastri centrali sormontati da anfore che costituiscono l'entrata monumentale dell'omonimo Parco. I posti dove fottere li conosce bene, 'sta troia scafata, penso mentre oltrepassiamo il viale principale e ci inoltriamo in una delle stradine alberate che guardano il mare, per poi svoltare a destra e imboscarsi in un piccolo spiazzo protetto dall'abbraccio di grossi lecci, oltre i quali, comparendo a macchie tra il reticolato di frasche e rami, si compone il mosaico del Golfo, una tessera di Nisida, un pezzo di Procida, un angolo Ischia, persino la punta del Monte Solaro, a Capri. E poi spicchi di mare, mare, mare di uno scintillante cobalto che si incastra col bianco dei cirri, appiccicati sull'azzurro del cielo come per mano di un bambino. Per la seconda volta nel giro di un paio d'ore, registro la dissacrante dicotomia tra la Bellezza ubriacante del paesaggio e lo squallore delle umane genti, perché in fin dei conti questo siamo, equilibristi alticci in bilico e oscillanti con passo incerto tra il sublime e l'immondo - con qualche propensione per il secondo, ebbe a specificare il Poeta. ...
... “Io non voglio. Sappi che mi stai costringendo. Te ne assumerai responsabilità e conseguenze”, dice seria una volta spento il motore. “Certo, come no”, ribatto afferrandole la nuca con la sinistra – facendole volare chissà dove i costosissimi occhiali da sole - e tirandola sgarbatamente verso di me, contro la patta che ho slacciato con la destra, tirandolo nuovamente fuori. Dovrà lavorarci un po’, visto che contrariamente a prima ora è a barzotto, ma sono certo che costei sappia bene il fatto suo e come si applichi una rianimazione orale. Infatti impiega poco a tirarlo su come conviene, succhiandolo con gusto e perizia tecnica, secondo i dettami classici dell'accademia del pompino, quindi, sempre tenendola stretta per i capelli, comincio a chiavarmela in bocca con forza, stringendo le chiappe e indurendo i quadricipiti ad ogni incornata, saltellando col sedere sul sedile, godendo delle meraviglie di quello che, se non sbaglio, la letteratura di settore rubrica alla voce soffocone. I suoi versi di soffocamento, appunto, mi infoiano ancora di più, quindi glielo spingo su fin quando non sento la cappella urtare le ugole e i suoi conati, allora la tiro via e dalla sua bocca, rimasta bruscamente orfana della carne, riecheggia cupo un FLOP del tutto simile al tappo partito da una bottiglia di spumante. Mi guarda con occhi stravolti e un ghigno sulla bocca deformata, a metà strada tra la paura e lo stupore. Le prendo il viso tra le mani e tendo la pelle disidratata e sfibrata, come ...