1. Il giorno in cui luca tornò


    Data: 15/05/2019, Categorie: Trans Autore: IoTuaAmante, Fonte: Annunci69

    ... per inviarla al mio Sole, lui mi rispose che faceva schifo. Ma sapevo che lo stava dicendo con quel suo sorriso pieno. Gli è sempre piaciuto stuzzicarmi.
    
    Mi sentivo sempre più vulnerabile e non avevo più armi per difendermi. Sapevo che avrei ceduto, che di lì a mezzo secondo lo avrei chiamato e così fu.
    
    Quando ci sentimmo la sua voce era nuova oppure la stessa. Probabilmente l’avevo dimenticata. L'unica cosa che ero riuscita a lasciarmi alle spalle. Ridemmo, ci coccolammo, ci scambiammo tenerezze sotto forma di parole. Sentivo la sua fragranza e la sua consistenza. Cedetti senza ritegno.
    
    Lo aspettavo alle 16 da me, di quel pomeriggio bollente del 5 agosto. Però già da qualche minuto scrutavo il suo arrivo dalle persiane chiuse sperando parcheggiasse proprio nello spazio lasciato libero sotto la finestra del mio studio da dove potevo vedere bene cosa accadeva in strada.
    
    Quando scese dalla macchina, lo vidi trascinarsi dietro il borsone del calcio. Entrò nel cancelletto del condominio lasciato aperto, mi scrisse di essere al portone che gli aprii, sentii l’ascensore muoversi poi fermarsi. Vivevo nello stesso appartamento di allora, luogo che conosceva bene insieme agli altri abitanti del condominio. Entrò con me nascosta dietro alla porta ma non si lasciò sorprendere, protese le labbra e gli andai incontro con le mie. Poggiò il borsone accanto al divano grande, si avvicinò al frigo, trovò dell’uva e ne prese alcuni chicchi. “Da quando c’è coca cola nel frigo?” ...
    ... “L’hanno portata Livia ed Emanuele ieri sera”. Una domanda innocente come la sua in realtà celava tutta la portata di un mondo resuscitato, interrotto e ravvivato, ripreso nel punto esatto in cui era stato lasciato impolverare. “Nel frigo”, assenza di determinante, di possessivi o di determinativi. Il tuo frigo mio. Venne a sedersi accanto a me sul divano a due posti e ci guardammo sorridendo. Con la mia mano afferrai il suo bicipite e lui la mia coscia. Si spogliò per stare più comodo come nulla fosse. Io mi piegai sul suo petto e ci appoggiai la testa alla ricerca del calore del mio uomo che avevo ritrovato. Le sue mani spostavano i miei capelli e mi accarezzavano, ci fissavamo increduli in adorazione.
    
    Le nostre membra si intrecciarono e le nostre labbra si fusero. I fluidi scorsero da un corpo all’altro mai paghi, mai stanchi. Le mie narici percorrevano il suo corpo per catturarne gli odori, le mie mani raccoglievano il suo volto come un calice, il mio indice seguiva il suo profilo e quello delle sue labbra prima dolcemente poi rapido come uno schizzo a china di Picasso. Il suo cazzo emergeva duro dai boxer e premeva contro il mio pube. A quella visione non seppi resistere e lo andai a cercare infilando una mano nella sua biancheria. Trovai l’asta dura e bagnata che per un po’ segai mentre vedevo lui distendersi e piegare estatico la testa all’indietro. Glielo presi in bocca e tenni la cappella a lungo dentro di me per esplorarla con la lingua. Le sue palle erano dure e ...
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