Io Sono Elbe |11| La Singolarità
Data: 23/06/2019,
Categorie:
pulp,
Autore: Cigno
... Si era letteralmente dimenticata del suo appuntamento. Forse, era arrivata in anticipo. Quella sera, avrebbe dovuto ricevere Elizabeth allo studio. Aprì la porta. Un uomo le si parò davanti. Aveva un impermeabile e un cappello nero. I vestiti sembravano bagnati. Gli occhi di ghiaccio. Un fisico atletico. Alice lo riconobbe ed ebbe paura. Cercò di gridare. Cercò di chiamare aiuto, senza riuscirci. Non aveva voce. Anzi, sembrava proprio incapace di proferire parola. Aveva perso non soltanto la capacità fonetica, bensì pure quella della ideazione delle parole. Esisteva soltanto la paura. Il cappello, nella foga di quegli attimi rapidi, volò via dalla testa dell'uomo, rivelando la sua capigliatura bionda infradicita dalla pioggia. L'uomo le era già addosso con le mani attorno al collo, pronto a sopraffarla. Erano fredde, gelide, anche esse umide. Buio. ------- Alice aprì gli occhi. Si ritrovò di nuovo nel lettino del suo studio. Istintivamente, cercò di riprendere fiato, portando le mani intorno al collo. Si ritrovò a guardarsi intorno, turbata. Tutto era al suo posto, fatta eccezione per una gigantesca Ancora al centro della sua stanza, con tanto di catena e alghe gocciolanti appese sulle punte. La osservò attentamente, domandandosi cosa ci facesse lì dentro un oggetto del genere. Il campanello squillò. Il suo prossimo paziente. Quella sera, avrebbe dovuto ricevere Elizabeth nel suo studio. Aprì la porta. “Ciao Elizabeth, prego accomodati.” “Io sono Elbe.” rispose lei, con lo ...
... sguardo fisso e inespressivo. “Come, scusa?” domandò Alice, raggelata. “Io sono Elbe.” ribadì Elizabeth, avvicinandosi con fare minaccioso verso di lei. Alice si ritrovò a scappare, in preda al panico. Le mancò il respiro, di nuovo. Chiuse gli occhi. ------- Riaprì gli occhi. Era seduta ancora una volta nel suo studio. Stavolta al suo posto, in poltrona. Nessuna àncora occupava il centro della stanza. Elizabeth era distesa tranquillamente sul divano. “Hai sentito cosa ho detto, Alice?” domandò lei. “Ehm...si si. Perdonami.” rispose Alice, profondamente confusa. “Comunque. Non saprei. Aveva qualcosa di familiare. Qualcosa di vissuto. Di esistente. Fu l'istinto a guidarmi. Comandavano le mani, non il cervello.” disse Elizabeth. Alice cercò di ascoltare attentamente. “Questa cosa me l'hai già detta.” rispose, quasi come se parlasse a se stessa. “Non è vero!” rispose Elizabeth. “Si... l'hai già detta quando parlavi di Cleopatra tempo fa. Eri qui esattamente dove sei ora...” replicò Alice. “Cleopatra....” Elizabeth si voltò. Il suo volto divenne completamente anonimo. Senza bocca. Senza zigomi. Senza occhi. Senza orecchie. Una maschera di pelle, circondata da capelli sciolti. Ovale, liscia, senza ombre di alcun tipo. Alice rabbrividì e urlò. “Chi è Cleopatra?” disse la maschera. ----- Alice si ritrovò in casa propria. Il diario di Elizabeth era tra le sue mani. Cosa era successo, prima? Sapeva di essere tornata da lavoro. Una giornata sfiancante. I dolori alle gambe e al collo lo ...