Villaggio di houer capitolo 13
Data: 09/08/2019,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: prossi
... tremanti per riscaldarci e poi, una volta abituati alla temperatura, ci allontanammo alla scoperta del posto sempre uno accanto all’altro, ognuno a segnalare all’altro un pesce argentato nell’acqua, una rana smerigliata, una pianta dalle strane foglie. Ero felice e lui anche, lo sentivo da come il cuore mi batteva leggero e lo vedevo dal suo sorriso sincero. Ispezionammo ogni insenatura, i ruscelletti, cacciammo le rane solo per il gusto di catturarle per poi ridonargli la libertà. Poi, così, per gioco, ci mettemmo prima ad abbracciarci e poi a spingerci lontano l’un l’altro provocando piccole onde e un po’ di spuma. Finimmo per lottare, senza violenza, sempre giocando e ridendo, tutto per finta tra risa e sberleffi. Jonatha era forte nonostante fosse ancora un ragazzino, la sua muscolatura era di una fibra esplosiva come la dinamite e, in più, si dannava per uscire vincitore dalla gara; io, nonostante fossi più alto e più grosso di lui, sembravo fatto di tufo che si ammollisce con la pioggia e si sgretola sotto il sole, in più, mi compiacevo nel lasciarmi docilmente sottomettere, dargli la vittoria e donarmi al mio conquistatore. Lui mi spingeva la testa sotto l’acqua e io non reagivo se non per non apparirgli disinteressato alla lotta. Io ero invero molto preso dalla lotta, dall’energia che Jonatha liberava e che mi pervadeva incantandomi e stregandomi. Mi rivelava quanto egli fosse volitivo, ambizioso e pieno di desiderio, un vulcano dalla personalità esplosiva, ...
... imprevedibile, vibrante. Mi ricordò Josh, ma solo per un attimo. In fretta cercai di cancellare dalla mia testa quel raffronto.
Oh, se Ci fosse stato Josh al posto mio, con la forza della sua fantasia avrebbe sicuramente inventato qualcosa che avrebbe fatto diventare quel giorno ancor più indimenticabile e unico, da ricordare per tutta la vita. Jonatha doveva accontentarsi di quel che senza sforzo gli potevo dare: la semplicità della gioia e la naturalezza della mia sensualità.
Quando il sole caldo arrivò sopra le nostre teste mangiammo i panini che Lola ci aveva preparato. Avevano il gusto dell’amore con il quale Lola li aveva conditi, quell’amore che vedevo sempre viaggiare tra gli occhi di madre e figlio ogni volta che potevo ammirarli assieme. Lui divorò la sua parte con voracità, io assaporai la mia lentamente. Non potevo evitare alla mia mente di far raffronti con la mia signora madre, tanto distaccata e assente, anzi oppressiva nella sua pesante asfissia. Il ricordo mi divorava di rabbia e mi suscitava un pericoloso senso di ingiustizia.
Terminata la mangiata, ci mettemmo a riposare serenamente distendendoci sopra le nostre tovaglie unite, tenendoci per mano.
Mi addormentai felice, ma durante il sonno sognai il volto del signor padre mentre camminavo tra la folla, ne ebbi paura e mi svegliai atterrito. Il suo fantasma mi perseguitava.
Forse quella mattina era davvero lui?
Non volli pensarci. Volevo solo godermi quei momenti con Jonatha, attendevo il momento in ...