Villaggio di houer capitolo 13
Data: 09/08/2019,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: prossi
... cui avremmo fatto l’amore. Non sapevo chi avrebbe fatto la prima mossa, ma sapevo che ne avevo voglia. Non sapevo come avremmo fatto l’amore, ma ne avevo voglia.
Jonatha dormiva teneramente come un bambino. Mi soffermai estaticamente a guardargli il viso di zucchero filato con i suoi lineamenti addolciti ancor di più dallo stato di felicità, mi suscitarono insieme tenerezza e desiderio. Avrei voluto baciargli le labbra e gustare quella dolcezza, ma fui fermato dal pensiero che non fosse giusto rubargli baci nel sonno. Avrei aspettato il suo risveglio. C’era tempo, c’era tempo, buona parte della giornata.
Il suo corpo era già ben formato, nulla mancava all’appello, solo in dimensioni adolescenziali.
Lasciai che le mie pupille godessero di tanta purezza per un po’ di tempo prima di riprendere sonno. Quando riaprii gli occhi lui era già sveglio e giocava in prossimità del bagnasciuga dove la sabbia è impregnata d’acqua attento ad erigere un castello di sabbia, posizionato a quattro zampe, qualche metro più in là, di spalle. Non poteva accorgersi che lo osservavo. Era conturbante in quella posizione così sensuale, così erotica che mi eccitai. Per un attimo fui ammaliato dal proposito di possederlo subito, così, in quella posizione, ma mi sembrò di trascendere, di tradire il mio desiderio di purezza e di amore. Mi avvicinai a lui per aiutarlo o forse con l’idea in corpo di toccarlo. Gli appoggiai la mano sulle spalle, lui si volse sorridendomi, ed io scivolai la mano ...
... lungo la schiena dal collo al coccige. Lui vide nei miei occhi tutta la libidine del mondo e cangiò nel viso che da sereno e distratto divenne sensuale ed ammiccante, forse troppo ammiccante. Accentuò la posa inarcando il sederino, sporgendolo all’insù, dondolandolo un po’.
“Voglio che me lo metti tutto nel culo” mi disse con sensualità inusitata puntando il dito sul suo sederino “Sfondami!”.
Trovai quella frase sgradevole e insulsa, il suo ammiccamento volgare e fuori luogo.
In un attimo la raffigurazione che la mia mente aveva creato di lui, infantile e pura, si sgretolò polverizzandosi, ma la mia libidine invece salì alle stelle. La sua anima aveva rivelato una macchia. Mai e poi mai avrei pensato che lui potesse guardarmi così come facevano certi adulti per suscitarmi gli istinti irrefrenabili della sessualità, come tanti mi guardavano per corrompermi, per comprarmi.
Perché mi parlava così, con un linguaggio malizioso da ragazzino esperto?
Perché, mi dissi, perché quelle parole da puttana?
“Cosa c’è?” mi chiese probabilmente stupito dalla perplessità che si era impadronita del mio viso.
Cosa avrei dovuto rispondergli?
Non c’era nulla da dire se non che, anche stavolta, ero andato troppo di fretta e che il Jonatha che era nella mia testa era solo una proiezione dei miei desideri, un paradigma, un’invenzione, un sogno.
Jonatha era ancora un ragazzino, una persona in evoluzione. Forse un giorno avrebbe mostrato tutta la purezza che cercavo o forse ...