1. Villaggio di houer capitolo 13


    Data: 09/08/2019, Categorie: Gay / Bisex Autore: prossi

    ... sarebbe diventato come gli altri adulti, un cacciatore di sesso e avrebbe dissimulato il suo fine sbandierando sentimenti d’amore inesistenti.
    
    Ma, in quel momento ogni ragionamento si perse nel vuoto per lasciar posto alla forza degli istinti che annebbiano le menti anche dei più forti ed io forte non lo sono mai stato. Allungai le mie mani sulle sue cosce e le accarezzai saggiando la loro setosità; lui ebbe un violento brivido e a sua causa si contorse, non trattenne un lungo sospiro che mi diede la conferma, se ce n’era bisogno, che era nelle mie mani. Se volevo potevo farlo mio, lui non si sarebbe opposto, anzi, mi aveva con quelle parole istigato a possederlo. A due mani gli accarezzai la schiena e poi il petto e lui rispose con altri irresistibili brividi che dopo avergli percorso il corpo più volte, gli uscirono dalla bocca semiaperta mentre socchiudeva le palpebre. Si lasciò scivolare il costume fino alle ginocchia senza proferir parola e godette ancor di più quando gli accarezzai il sedere facendo scivolare furtive le dita nel solco a stuzzicargli l’ano e poi giù a solleticargli i testicoli.
    
    “È bellissimo” disse annientato dal piacere.
    
    Il candore del suo viso lasciò posto ad un velo roseo di calore e i suoi muscoli giovani e forti si afflosciarono e presero a tremare, ma non di paura. Sembrava incantato dalle mie mani, una irrefrenabile eruzione di piacere lo soggiogava e lo trascinava docilmente tra le mie braccia perché io ne facessi quel che ...
    ... volevo.
    
    E io lo volevo.
    
    Volevo stringerlo come si fa con un orsacchiotto di peluche dal pelo così morbido da non stancarsi di accarezzarlo, stritolarlo di baci e morsi, possederlo con avidità, famelico come un lupo che non mangia da giorni, amarlo con brutalità, odiarlo con dolcezza. Volevo staccargli le braccia e le gambe per divorarle, strappargli i capelli a ciuffi. Volevo entrargli dentro, rifugiarmi nelle sue calde oscurità, fargli male abbastanza da farlo piangere, dargli piacere da farlo inebetire.
    
    Lo afferrai tra le braccia e glielo dissi: “Sei mio!”
    
    E lui non proferì parola, ma annuì faticosamente a bocca aperta, incosciente e speranzoso di ancor più nuove sensazioni di piacere.
    
    Lo agganciai con le gambe da non permettergli di muovere la parte inferiore del suo corpo e con le braccia lo avvolsi per bloccarlo totalmente.
    
    Tirai giù il costume e impugnai il membro ritto e glielo puntai sull’ano pronto a valicarlo.
    
    “Fermo amore” gli sussurrai all’orecchio “Non ti farò male” continuai a dire consapevole che non sarebbe stato vero. Oh si, che si sarebbe fatto male e mi avrebbe chiesto di smettere e allora io cosa avrei fatto?
    
    “Non ti preoccupare, so che c’è da soffrire, ma sopporterò per te” mi rispose e nel dirlo con tanta adolescenziale dolcezza mi uccise il cuore tanto che il sangue si congelò e non ebbi coraggio di trafiggerlo a freddo con la mia lancia.
    
    Il clima in Germania è molto simile alla mia personalità cangiante e immatura. Senza che ce ne ...
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