Schiavo di una dea Pt.1
Data: 15/11/2019,
Categorie:
Feticismo
Autore: 5F416E7562695F, Fonte: EroticiRacconti
... risiamo” pensai, mentre, chiuso nella fessura tra alluce e secondo dito, mi accingevo a baciare e leccare la parete interna di un alluce alto 2 volte me. “Hahaha, riesco a sentire la tua minuscola lingua schiavetto!”. Erika faceva colazione sopra di me ed ogni tanto faceva cadere qualche briciola di biscotto sulle sue dita dei piedi “Mangia le briciole, da brava formichina che sei!”, mi ripeteva divertita. Ed io mangiavo, costretto dalla fame, quelle briciole contaminate dai grumi di sporcizia dei piedi della gigantessa, per non parlare di quella goccia d’acqua che fece cadere sull’alluce, che in breve tempo divenne di sapore acido a causa del sudore. Ma questo era il minimo. Durante i preparativi della partenza, Erika mi tenne chiuso tra le sue dita, alzandole di tanto in tanto, per farmi capire che dovevo passare avanti nel lavoro di pulizia. Poco prima di partire, quando ormai le stavo leccando il mignolo, si chiuse in bagno e mi afferrò con due dita, posandomi sulla lavatrice. Di fronte a me la montagna ripida del suo addome, con la caverna costituita dal suo ombelico e più in su i massicci seni mi ostruivano oltre la visuale. “Microbo, ho deciso premiare il tuo bel lavoretto di stamattina facendoti viaggiare in prima classe!”. Mi afferrò di nuovo e mi portò appena sopra le sue tettone; spostò in avanti il reggiseno di destra scoprendo l’enorme montagna che presentava un capezzolo grande quanto una palazzina di 3 piani…la mano mi avvicinava sempre di più a quel paradiso, ...
... quando si bloccò di colpo. Fui di nuovo poggiato sulla lavatrice, mentre Erika si allontanava dal bagno e vi tornava con la borsetta. “Sei troppo piccolo per affrontare un viaggio nelle mie tette…basterebbe una piccolissima pressione sul mio seno per distruggerti”. Estrasse dalla borsa il ridimensionatore molecolare, lo settò e lo puntò verso di me…crebbi alla ragionevole altezza di 3 cm. Ora che ero addirittura più grande del diametro del suo capezzolo, ero pronto per affrontare il viaggio all’interno del suo reggiseno. Mi ci fece cadere sulla sua tetta destra, nei pressi del capezzolo, e si risistemò il reggiseno. Fu il buio. Se il giorno prima avevo paragonato le tette di Erika a 2 enormi mongolfiere, ora erano 2 gigantesche montagne…montagne che mi contenevano con la loro delicatezza e morbidezza…sarebbero state il mio paradiso per le prossime 12 ore, più o meno il tempo che ci vuole dal Salento alla provincia di Cuneo. Il viaggio in macchina fu interminabile. Mi arrivavano le voci soffuse della signora Laura e della piccola Roberta, oltre a quella tonante di Erika. Ascoltavo i loro futili discorsi pur di non annoiarmi. Presi sonno diverse volte, complice l’azione cullante della macchina, fortemente amplificata dalla massa delle bocce della mia padrona. A metà viaggio, nel bagno dell’autogrill, Erika mi tirò fuori: “Pidocchio, ti sta piacendo il viaggio, eh?”. Feci segno di si con la testa. “Eh bravo! Ringrazia la tua dea come si conviene, schiavetto!”. Mi poggiò a terra ...