1. Schiavo di una dea Pt.1


    Data: 15/11/2019, Categorie: Feticismo Autore: 5F416E7562695F, Fonte: EroticiRacconti

    ... come te?”. Detto questo cacciò il ridimensionatore dalla borsetta e rimpicciolì me con tutti i vestiti alla grandezza di 3 cm. Di nuovo mi trovai ai suoi titanici piedi che svettavano sui tacchi alti quanto due torri. “Microbo!” il boato mi travolse, avevo un po’ perso l’abitudine a sentirla così gigante rispetto a me “per punire la tua presunzione, il viaggio di ritorno te lo fai dove meriti, cioè sotto i miei piedi”. E dicendo questo, allargò in maniera esplicativa alluce e secondo dito, fessura nella quale mi accomodai, mentre Erika raccoglieva i minuscoli vestiti e li sistemava nella borsa. Uscimmo dal camerino, con io che abbracciavo con tutte le mie forze al secondo dito del piede sinistro di Erika, cercando di resistere alle forze titaniche che esercitava la gigantessa e al frastuono tremendo provocato dallo schianto dei tacchi contro il pavimento. D’un tratto il piede che mi conteneva si fermò, e riconobbi davanti a me due piedoni conosciuti, calzati da due zeppe alte quanto un palazzo di 4 piani: Ottavia! “Tutto a posto?” chiese la commessa vedendo Erika sola “Si, il piccolino sta provando i completi con la mamma, mentre io vado a fare altro shopping”. Vedendo i piedi di Ottavia così vicini, non seppi resistere e mi ci gettai contro. Così quando le 2 gigantesse si salutarono, io ero sul pavimento…era la mia occasione, finalmente una persona che conoscevo abbastanza bene da potersi interessare a me. Ottavia, la ragazza che ero abituato a vedere dall’alto del mio ...
    ... 1.85, si ergeva monumentale dinanzi a me, più alta di un grattacielo…persino la parte frontale delle sue zeppe, da cui protrudevano le mastodontiche dita, era più alta di me. Approfittando del momento di esitazione di Ottavia, mentre probabilmente elaborava le informazioni che le aveva dato Erika, mi arrampicai sulla punta della zeppa e raggiunsi la suola, trovandomi circondato dalle enormi dita del piede della gigantessa. Vidi Erika allontanarsi senza notare nulla…talmente ero piccolo che non si era accorta della perdita. Subito fui spinto verso l’alluce della commessa dal movimento del titanico piede…mi ci aggrappai con forza, mentre l’aria era scossa dal fragoroso abbattersi delle zeppe di Ottavia al suolo. Ad un certo punto la gigantessa si fermò, intenta a fare qualcosa che dal basso io non riuscivo a vedere…vedevo solo, da una parte, le chilometriche gambe della commessa e, dall’altra, un’infinita superficie di legno, che probabilmente era una parete del bancone della cassa. Erika poteva tornare da un momento all’altro, dovevo sbrigarmi. Colpii con forza l’alluce sudato della gigantessa, che rispondendo di riflesso colpì me, facendomi volare qualche metro in alto. Ricaddi sul secondo dito, a cui diedi un morso con violenza (ormai la mia lingua aveva fatto l’abitudine al sapore dei piedi femminili e non mi disgustava più di tanto). Questa volta nessuna reazione. Poi un boato scosse l’aria e mi ritrovai catapultato a centinaia di metri di distanza. “Tutto a posto?” chiese una ...
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