Schiavo di una dea Pt.1
Data: 15/11/2019,
Categorie:
Feticismo
Autore: 5F416E7562695F, Fonte: EroticiRacconti
... meritarmi di essere ai piedi di una simile padrona!”. “Bla bla bla…finiscila di blaterare, pidocchio che non sei altro, e vieni a massaggiarmi i piedi…oggi i tacchi me li hanno distrutti”. Mi afferrò il collo tra alluce e secondo dito e mi fece volare sul letto, dove presto mi raggiunse. Messaggiava al cellulare e guardava la televisione mentre io davo il massimo per compiacere i giganteschi piedoni. Vedevo che era ancora un po' incazzata per la questione della mia fuga, perchè, ogni tanto, senza preavviso, uno dei titanici piedi si abbatteva su di me, schiacciandomi contro il materasso. Inerme e indifeso, assaporavo il contatto con la pelle umida delle piante, non mi ribellavo neppure, ma aspettavo che la mia padrona mi liberasse dalla potente morsa di quei piedoni per tornare a respirare e ricominciare a venerarli da bravo schiavetto. Le giornate si susseguirono di lì in poi senza particolari eventi, con io che mi umiliavo venerando la quindicenne Erika come mia somma dea e padrona, obbedendo ad ogni suo ordine, che per lo più consisteva nel ricevere un massaggio ai piedi o una pulizia degli stessi. Penso che in realtà la stragrande maggioranza delle volte non ne avesse fisicamente bisogno…però il fatto di avere un uomo adulto alla mercè dei suoi piedi, un uomo che la chiamava “dea” e che le leccava i piedi a comando, un uomo che ormai viveva solamente per soddisfare i suoi desideri, e che, nonostante ciò, avrebbe potuto annientare in ogni momento con una semplice ...
... pressione del mignolo del suo piede…tutto questo la faceva sentire una vera divinità. Ogni tanto Erika si divertiva con me in prove e giochini: ad esempio, dovevo portare una ciabatta (grande per me quanto un autobus) entro 1 minuto dalla scrivania al letto, pena la pulizia della stessa con la mia lingua; e lo stesso accadeva con scarpe, mutande e calzini; oppure giocavamo a nascondino, con io che mi nascondevo bene a causa della ridotta stazza, ma che inesorabilmente finivo schiacciato sotto il piedone della gigantessa al momento di fare “tana”. Poi iniziò la scuola e la mia giornata assunse una scaletta ben definita: al mattino svegliavo la mia padrona leccandole la pianta dei piedi; poi finivo rimpiccolito tra le dita di un piedone o dell’altro a fare il lavoro di pulizia mattutina; passavo il resto nella mattina chiuso nella mia casa-cassetto finchè Erika non tornava da scuola e mi portava a tavola per il pranzo all’interno delle sue tettone, passandomi ogni tanto delle briciole di cibo dall’alto, dato che era l’unico formato di cibo che potevo inghiottire. Il pomeriggio lo passavo da bravo insettino sulle ciabatte della gigantessa, sotto la scrivania, mentre lei studiava o era al pc; da lì mi prodigavo in bacini o leccate, di mia iniziativa o, più frequentemente, su ordine della gigantessa; a Erika, mentre parlava al telefono o mandava sms, piaceva spupazzarmi da un piede all’altro, sollevarmi prendendomi tra alluce e indice e portarmi ad altitudini per me imponenti accavallando ...