Come parlarne? - Capitolo IV
Data: 27/06/2020,
Categorie:
Feticismo
Autore: VB1977, Fonte: EroticiRacconti
... preoccupato, se non addirittura sconvolto a quelle parole, le quali, così inaspettate, mi avevano davvero sconcertato. Infatti sembrò tenerci a precisare: “Non mi piacciono le fruste, se è quello che ti preoccupa. Voglio solo sperimentare quello che si chiama teasing and denial. In modo un po’ allargato, diciamo. Provo piacere all’idea di uscire con le ragazze e divertirci facendo le nostre cose. Per poi ad un certo punto fermarmi. E pensarti qui, legato, in attesa del mio ritorno… Mentre io sono libera di fare ciò che voglio, tu sei qui, dipendente da me… E posso godere di quel pensiero intimo, solo mio. Posso godere dell’eccitazione del potere che sento di avere in quel momento. Ed in quel momento posso decidere che starò ancora fuori a divertirmi, protraendo la tua attesa, per puro capriccio.” Da dove saltava fuori quella ragazza? Dov’era finita la Debora che voleva che io godessi, che voleva farmi sentire il suo amore? Quella che avevo di fronte sembrava sadica spietata e capricciosa. E mi aveva legato. Eppure mi piaceva lo stesso. A questo punto mi rimaneva una sola curiosità da soddisfare: “Dove hai sentito parlare di teasing and denial?” Liberò un sorriso da ladra colta in flagrante. “Devo dirti una cosa che non sai. Sei stato tu a stimolare le mie fantasie… In realtà, quando mi hai confessato il tuo feticismo, ho cercato in internet risposte alle mie domande, alle mie curiosità e alle mie perplessità. Non volevo riempire te di ...
... domande, perché avevo paura che ti saresti sentito criticato, che le avresti prese male. Invece volevo farti sentire capito e accettato. Perciò, girando diversi siti, chattando, leggendo anche racconti scritti direttamente da appassionati, leggendone le esperienze, ho scoperto cose a cui non avrei mai pensato, ma che mi hanno eccitato tantissimo. Ed’è stato un bene a dirla tutta, perché mi sono resa conto che… udite udite… mentre tu sei limitato al feticismo, io non lo sono.” A questo punto, mi preoccupai realmente: “E se non riuscissi a soddisfarti?” “Vorrà dire che mi troverò un altro.” Ebbi un tuffo al cuore. La fissai atterrito. “Sì” disse, come se fosse la cosa più normale del mondo. “Un altro. Dov’è il problema? Un altro con la tua faccia, con il tuo corpo, con il tuo cuore, il tuo modo di pensare, un altro che conosco fin da bambina, che mi faccia sentire amata come fai tu, che mi fa divertire allo stesso modo, che desidera come te la mia felicità … Però che riesca a ‘soddisfarmi’ dove tu non riesci.” Il suo cellulare squillò. Lo guardò, poi andò di fretta a guardare fuori dalla finestra. Raccolse la borsetta e si proiettò verso la porta. Infine si fermò e si voltò verso di me: “Tesorino, grazie che mi dai questo pomeriggio.” “Posso avere un bacio, prima di morire di solitudine?” Rise. Corse da me. Si chinò. Mi guardò sorridendo. Era chiaramente felice. “Vorrei che sorridessi così per sempre” le dissi. Sorrise ancora. Poi mi baciò ed uscì.