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Il primo vero amore
Data: 11/09/2020, Categorie: Incesti Autore: Tara Bulba
... come tu sei, faresti certo dei bei soldini …! ”, mi propose, serio e …, speranzoso. In un primo momento scartai l’idea, ma poi, pensandoci su, stabilii che era l’unica strada percorribile. D’altronde, si trattava soltanto di prostituirmi due o tre volte e, non sarebbe stata certo la fine del mondo. “ Allora, tu aspettami qui, io mi sposto al lato della strada dove passano le auto. Poi quando ho recuperato i soldi, torniamo a giocare … ”, le dissi decisa, avviandomi sculettando verso il marciapiede di fronte. Il primo cliente che mi caricò in macchina, era un vecchietto sui settanta a cui mi bastò prenderglielo in mano, sbatterlo un pochino che subito, questo venne fruttandomi un gradito cinquantino. Mentre, per il secondo, mi dovetti impegnare a lungo, sia con la bocca che con la vagina, per la stessa cifra. Il terzo, un nord africano, non di colore, pretese di prendermi il dietro; atto che mi procurò anche del piacere fisico, oltre il centone richiesto anticipatamente. In meno di un’ora, eravamo nuovamente nella sala giochi, e dopo meno di un’altra ora, io, in strada, a recuperare altri denari. Un andazzo che durò tutta la notte per consegnarci al mattino dopo senza un centesimo in tasca, e per me, l’incombenza di trovare una scusa plausibile da spacciare a mia madre che mi attendeva sull’uscio di casa, arrabbiatissima. “ Eppure, sapevi bene che stamane devo andare a Bologna da tua sorella, per guardargli i bambini …! ”, mi aveva poi rimproverata. “ Certo, ma visto che era ...
... tardi, mi sono fermata a dormire a casa di Marisa: scusa mamma ! ”. Stanca morta, dopo essermi fatta una doccia veloce, mi ero sdraiata sul letto con l’accappatoio ancora ben bagnato e mi ero addormentata profondamente. Probabilmente, durante il sonno, accaldata dall’afa di quel giorno veramente caldo, mi ero tolta l’indumento di spugna ed ero rimasta nuda completamente, poiché, quando mi sono svegliata, l’avevo ritrovato in terra accanto al letto. Per la stanchezza accumulata durante la faticosa notte precedente, rinunciai a raccoglierlo e decisi di andare a far l’ennesima doccia, se non altro, per svegliarmi meglio. Confidando nell’assenza di mia madre, mi diressi in bagno così com’ero, rischiando volutamente di incrociare mio padre nel lungo corridoio che conduceva li, ma anche nelle altre stanze della casa. Purtroppo, ciò non accadde. Magari era fuori in giardino, o forse, in cantina a controllare la sua collezione di vini d’annata. Comunque, per ogni evenienza, lasciai socchiusa la porta esterna ma anche lo scorrevole in vetro della doccia, gettando l’esca a cui speravo ardentemente che mio padre abboccasse. Non saprei spiegare il perché di questa libidine improvvisa, ma solo che il pensiero di essere spiata da lui, mi faceva sballare come se avessi fumato dell’erba. Quando già non ci speravo più, notai un lesto movimento fra lo stipite e la porta e la conseguente leggera apertura di questa, assai di più di quanto l’avevo lasciata io precedentemente. Benché avessi appena ...