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T o n y
Data: 18/09/2020, Categorie: Gay / Bisex Autore: nh-paul
... culo?” disse “E mi sa che la prossima cosa che faremo, puttanella, sarà da queste parti!” ridevano tutti e due, mentre mi spingeva le dita contro il buco. Poi, immaginò che si guardò intorno e visto che eravamo completamente soli, decise di farsi più audace. Armeggiò con i miei pantaloni. Come sempre non portavo la cintura e non dovette faticare molto per abbassarmeli. Sentii il gelo della neve sulla pancia e poi le sue dita gelide toccarmi dietro. Le strofinò su quella parte delicata, procurandomi un bruciore che assieme all’umiliazione mi stava facendo piangere, ma non era finita. L’infilò e fu una tortura. “Lo vedi che non protesta…?” stava dicendo all’amico. “È vero che gli piace… avevi ragione!” disse l’altro. Io invece tentavo disperatamente di sollevarmi, ma la stretta di quei due era salda. Gridai per il dolore e allora una mano mi spinse la faccia nella neve sporca. Fu a quel punto che credetti di morire. Stavo svenendo, perché quei due stupidi non sapevano che nella neve si può soffocare. Mi lasciarono appena in tempo, sconvolto dai conati e dalla tosse per la neve che mi era entrata in bocca e il debito di ossigeno che avevo accumulato. Ero soprattutto spaventato, ma dentro di me sapevo cosa c’era davvero all’origine del mio sgomento: per una volta ancora non sapevo se piangere o se sperare che Tony tornasse indietro per mettere in pratica quel suo proposito. Ero incorreggibile, ma anche ...
... molto indulgente con me stesso. Dopo quell’avventura, però, lui non mi cercò più, anche perché smise di frequentare gli scout e, come seppi, aveva pure abbandonato la scuola. L’ultima volta in cui lo vidi, fu dopo i miei diciotto anni, quando avevo appena preso la patente. Mio padre mi aveva affidato la sua macchina per la prima volta e me ne andavo in giro in centro a fare sfoggio di questa specie di conquista. Non che avessi molti amici, erano pochi e non certo intimi, ma avrebbero apprezzato di potersi finalmente muovere in macchina e non più a piedi o in bicicletta, come avevamo fatto fino a quel giorno. Lo vidi camminare sul marciapiede: erano passati tre anni ed era cambiato, come me d’altronde. Ma il tempo con lui non si era comportato bene, perché gli aveva sottratto l’aspetto fresco ed innocente che aveva quando l’avevo amato, lasciandogli un’espressione furba, perfino malevola. Oppure ero io ad essere completamente guarito e finalmente lo vedevo nella giusta luce. Sentii come una scossa e il mio uccello provò a comandarmi un’altra volta, suggerendomi di richiamare l’attenzione di Tony, magari ricordandogli quella promessa e correre in un campo fuori città. Lasciarmi violentare e chissà cos’altro. Ma tre anni non erano trascorsi invano. Gli passai davanti e lui pur guardando la mia macchina non mi riconobbe, forse perché non mi aveva mai considerato e gli ero uscito dalla mente, anche come ricordo..