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T o n y
Data: 18/09/2020, Categorie: Gay / Bisex Autore: nh-paul
... meravigliarmi ed ammirarlo. Lo fece certamente per quel motivo ed io lasciai correre le mani sul suo torace perfettamente formato, in cui si disegnavano i muscoli addominali che lui stava gonfiando per impressionarmi. Lui intanto accarezzava il mio petto liscio. Mi commossi per la sua tenerezza, ma non era così: “Non hai un muscolo… Michele” disse ridendo “non hai neppure un muscolo… sei liscio e piatto come una bambino. Oppure come una bambina” e scoppiò a ridere. Non mi diede il tempo di reagire, di indignarmi, perché mi prese la mano e se la portò sull’uccello. Io capii e pagai il mio debito. Non dovetti scuoterlo molto prima che eruttasse, sporcandomi la mano. Attesi che si calmasse e fui pronto a cogliere il suo sguardo, quando con gli occhi mi ordinò di leccarla. Il suo sapore nella mia bocca: avevo sognato anche quello? Non credo. “Se vuoi puoi farti qua la sega…” mi disse, già disinteressandosi a me. Mi venne da piangere mentre mi menavo tristemente l’uccello. Non riuscivo a venire, anche perché lui si era già rivestito e guardava la porta con ostentazione. “Potrebbe arrivare mia madre” disse, smontandomi definitivamente. Me ne andai piangendo. Ora che avevo pagato il mio debito, pensai, non mi avrebbe più cercato. Poi mi consolai al ricordo di ciò che avevo fatto, al suo sapore che avevo ancora in bocca, a come mi sarei masturbato una volta a casa. La vita era generosa con me, pensai, non dovevo davvero lamentarmi, visto che tutte le ...
... mie fantasie si erano avverate e la realtà aveva addirittura superato i miei sogni più lieti. Ma non era così, non era proprio così. Tony non fu più mio amico e finalmente capii che non lo era mai stato, però continuammo a vederci a scuola e agli scout. A volte bastava un suo sguardo per gettarmi nella disperazione, poi mi faceva un cenno ed io capivo. Andavamo a nasconderci in uno degli stanzini della palestra e là, quasi senza parlarmi, si aspettava che gli facessi la sega, oppure di sera, tornando dagli scout ci nascondevamo nei giardini che circondano la cattedrale e la mi faceva inginocchiare davanti a lui e mi offriva lo spettacolo del suo uccello duro. Allora voleva che glielo baciassi e poi cominciavo ad accarezzarlo, fino a farlo venire nelle mie mani, stando attento a non farmi sporcare i vestiti. Leccavo quel che potevo, perché a lui piaceva così. E anche a me. Presto non mi toccò più, neppure per sbaglio. L’aveva fatto solo le prime volte, ma poi perse ogni interesse per il mio corpo che pure esisteva e urlava il bisogno di essere toccato, ma mi davo pace da solo, dopo essere tornato a casa, perché mi fece capire che non gradiva neanche che mi masturbassi mentre lo facevo quelle cose a lui. Un giorno gli chiesi se aveva voglia di tornare a casa mia per giocare un po’ col flipper. Era un invito, neanche tanto implicito, a ben altri giochi. Con mia grande sorpresa accettò. “E tua madre?” chiese appena entrato. “Non c’è… siamo soli” ero ancora pieno di ...