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    Data: 21/05/2021, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Lucido De Lirio

    ... la tua obbedienza totale, cieca ed incondizionata al Padrone e cambierà per sempre il tuo stato. Alzati che ti libero». Elena si alzò, il semplice annuncio che stava per slegarla le ridiede insperate energie, si voltò porgendogli la schiena dove aveva i polsi ammanettati. Lui provò ad avvicinare le dita, ma le ritrasse di scatto. «Ma sono roventi! Non posso toccarle! bruciano le dita … perché non mi hai detto che ti bruciavano?» «Meritavo di tenerle così…. aspetterò che si raffreddino» Qualche minuto dopo fu possibile sbloccare le manette; con estrema cautela Elena poté ricominciare a muovere le braccia. «Adesso liberati di tutto il resto» Sganciò la barretta e la sfilò dagli anelli, con una fitta lancinante i capezzoli cominciarono a rientrare nella loro posizione. «Togli anche gli anelli, non ti servono più». Gli anelli ai capezzoli erano stati la prima costrizione cui l'aveva sottoposta nel momento in cui, da segretaria-amante, cominciò a plasmarla per renderla schiava. Per sei mesi li aveva sempre indossati, quale doloroso strumento per trazioni e torture varie. Li aprì e sfilò. Poi si slegò le caviglie ed infine poté liberarsi anche dallo stimolatore che continuava a darle dolorose scosse dentro la vagina. «Ora lavati accuratamente, scendi in cantina, pulisci per bene il tavolo di marmo e stenditi sopra» Che piacere provò nel farsi scorrere l'acqua sul corpo, le frustate e la schiena arroventata dal fuoco bruciavano ma questo dolore le piaceva molto. In pochi minuti ...
    ... fece come il Padrone aveva ordinato ed ora lì, stesa sul freddo marmo, attendeva immobile. Sapeva che avrebbe atteso a lungo, calcolò che fossero le due, ma il Padrone se la sarebbe presa comoda per lasciarla più a lungo possibile in angosciosa attesa. Ora che le aveva rivelato che avrebbe dovuto superare una prova finale, pur essendo cosciente e convinta che non era tenuta a sapere cosa fosse ma solo ad eseguire, non poteva non chiedersi cosa l'aspettasse. Attese senz'altro più di un'ora. Immobile, senza neanche un battito di ciglia. Stesa supina, con le braccia lungo i fianchi e lo sguardo fisso in un punto del soffitto. Immobile rimase anche quando Lui si avvicinò, prese da un armadietto un elegante cofanetto, lo aprì e ne estrasse un pugnale. Era bellissimo, sicuramente antico ma lucente, il manico d'oro con pietre incastonate e la lama lucida ed affilatissima era lunga circa quindici centimetri. Glielo depose sulla pancia e con un dito le sfiorò il petto, premendo delicatamente in giro nella zona sotto il seno sinistro. Immobile e silenziosa attese fino a che Lui disse «ecco! questo è il punto: il tuo cuore è proprio qui sotto e lo spazio intercostale permette il passaggio della lama» Prese il pugnale, ne poggiò la punta dove aveva fermato il dito, lo mise perfettamente verticale, poi le prese la mano destra di lei e gliela strinse sull'impugnatura; la sinistra la pose poi sulla destra. Ora Elena aveva un pugnale puntato sul petto che stringeva con le sue stesse mani. Si ...
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